Dopo la confessione dei tre, c'è una svolta nella loro vicenda giudiziaria. Per il delitto di Laura Ziliani, 55 anni, ex vigilessa di Temù, Brescia, ieri, 4 luglio, sono stati rinviati a giudizio le due figlie, Paola di 19 anni e Silvia Zani di 27, e Mirto Milani, 28 anni, fidanzato della grande e amante dell'altra. Devono rispondere di concorso in omicidio volontario aggravato e soppressione di corpo. Il piano che avevano studiato per uccidere la donna cambiò all'ultimo momento, come raccontato da un compagno di cella di Mirto.

Delitto Laura Ziliani, i tre a processo

La gup Gaia Sorrentino ha disposto che 'il trio criminale' debba comparire in aula a Brescia il prossimo 27 ottobre davanti alla prima sezione penale della Corte d'Assise. Ieri erano tutti e tre in aula alla seconda udienza preliminare ad attendere la decisione del giudice.

I tre sono stati rinviati a giudizio senza che gli avvocati della difesa abbiano chiesto la perizia psichiatrica o fatto obiezioni sulla capacità dei loro assistiti di stare a processo. Lo scorso 27 giugno, nella precedente udienza, si erano costituiti parte civile i due fratelli della vittima, l’anziana madre di Laura Ziliani che da subito accusò le nipoti, e la terza figlia dell’ex vigilessa.

In quell'occasione, Milani e le due sorelle che condividono la cella nel carcere di Verziano, si sono rivisti per la prima volta dal giorno dell'arresto, lo scorso 24 settembre.

Laura Ziliani doveva essere uccisa sulle scale

Laura Ziliani fu drogata e soffocata dal 'trio diabolico'. La ricostruzione fatta dagli inquirenti di quel che accadde a Temù la notte dell'8 maggio 2021, ha trovato riscontro nelle confessioni dei tre, avvenute tra il 25 e il 27 maggio scorsi.

Il primo a confessare è stato Mirto. Proprio lui, prima di raccontare tutto agli inquirenti, aveva fatto una confessione spontanea al compagno di cella, un uomo di 50 anni detenuto per reati fiscali, ignorando di essere intercettato.

Il progetto iniziale prevedeva che Laura venisse uccisa sulle scale della sua abitazione. La figlia Silvia avrebbe dovuto bloccarla alle spalle, mentre Mirto e Paola avrebbe dovuto soffocarla.

E invece, il piano criminale lungamente studiato, saltò: la mamma avvisò le figlie che quella sera non sarebbe tornata alle 20:30, come previsto, ma alle 22, essendo andata a trovare un'amica. Fu allora che i tre escogitarono il piano d'emergenza: prepararono muffin farciti ai mirtilli e alle benziodiazepine che Silvia si sarebbe procurata nella casa di riposo dove lavorava.

Laura Ziliani, parla il compagno di cella di Mirto

Al ritorno a casa, le figlie le offrirono i muffin per stordirla. La mamma ne mangiò solo uno che non fece l'effetto desiderato. Laura andò a letto, mentre Mirto lasciò l'abitazione come succedeva di solito al rientro della suocera. Ma dopo pochi minuti era di nuovo in casa per portare a compimento il piano.

Stordita solo in parte, Laura Ziliani, andò in cucina per bere. Fu allora che Silvia piombò da dietro sulla madre e tentò di soffocarla a mani nude, supportata dalla sorella. Ma siccome la donna non era morta, intervenne Mirto cercando di stringerle un sacchetto di plastica intorno alla testa. Anche in questo caso, con scarso successo. "Mirto Milani mi ha detto che c’è il dubbio che sia stata seppellita viva nella buca scavata a fianco del fiume Oglio, senza che loro ne fossero certi. Laura aveva convulsioni lunghe", ha riferito il compagno di cella agli inquirenti.

Per portare via il corpo, avrebbero tolto il portapacchi all'auto. Laura Ziliani sarebbe poi stata spogliata e rivestita con un completino intimo per inscenare un incontro amoroso finito male: "L’hanno truccata e le hanno messo gli orecchini, poi l’hanno caricata in macchina, nel bagagliaio.

Lui mi ha anche spiegato che due giorni prima avevano comprato due sacchi di malta bastarda e che già avevano individuato il posto in cui scavare la fossa". Ma la prima fossa, scoperta di recente, fu poi abbandonata per il terreno troppo duro e la difficoltà a coprire di terra la tomba improvvisata, preferendo un'altra postazione.

Infatti il corpo fu scoperto due mesi dopo da un bambino a passeggio con il papà lungo il fiume Oglio, a poca distanza dalla fossa. Al compagno di cella, Milani ha illustrato anche altri piani alternativi. Uno prevedeva di colpire la donna durante un'escursione. Ma l’ipotesi sarebbe parsa troppo fatalista dal momento che Laura era vedova: nel 2012 il padre delle ragazze era stato travolto da una valanga.

Il movente del delitto sarebbe solo economico: i tre volevano impossessarsi dell'ingente patrimonio immobiliare di Laura Ziliani, a cominciare dal canone di affitto di alcuni appartamenti. Nelle telefonate intercettate, le figlie facevano già progetti su come utrilizzare i primi soldi incassati: un'auto nuova, una vacanza.