Mario Biondo non si sarebbe impiccato, ma sarebbe stato ucciso da qualcuno che, poi, avrebbe messo in scena il suo suicidio. A sostenerlo è il gip di Palermo Nicola Aiello che ha però archiviato il caso di cronaca nera. Il cameraman, nato nel capoluogo siciliano nel 1982, venne ritrovato senza vita il 30 maggio 2013 a Madrid dove viveva con la moglie Raquel Sánchez Silva, giornalista e conduttrice tv.

Mario Biondo non si sarebbe tolto la vita

Nelle scorse ore sono state rese note le motivazioni relative all'archiviazione, da parte della procura generale di Palermo, dell'inchiesta sulla morte di Mario Biondo.

Il Gip Aiello, da quanto si evince, è convinto che il giovane non si sia tolto la vita. Il giudice, sarebbe arrivato a questa ipotesi traendo, dal fascicolo del pubblico ministero, una serie di elementi che - a suo avviso - smentirebbero la tesi del suicidio e indurrebbero a pensare che il cameraman siciliano sia stato ucciso da mani rimaste fino ad oggi ignote e, in un secondo momento, sistemato in una posizione atta a simulare il gesto estremo.

Tuttavia, pur rintracciando diversi segmenti probatori che depongono per la tesi omicidiaria - fortemente sostenuta dagli opponenti - Aiello è stato costretto a disporre l'archiviazione del fascicolo in considerazione della distanza di tempo trascorsa dalla morte di Biondo che, di fatto, ha pregiudicato la possibilità di condurre delle indagini che potevano permettere di individuare l'autore (o gli autori) dell'ipotizzato omicidio.

La mamma di Mario Biondo: 'Una vittoria a metà'

Il corpo di Mario Biondo venne trovato senza vita il 30 maggio del 2013 nella sua casa di Madrid. La polizia catalana ha subito trattato il caso come un suicidio sostenendo che l'operatore televisivo si fosse impiccato con una pashmina alla libreria. Secondo il gip palermitano, però, gli inquirenti spagnoli sarebbero arrivati a questa conclusione in maniera un po' frettolosa: a suo dire, infatti, avrebbero dovuto svolgere, al momento del ritrovamento, delle attività investigative più approfondite.

Inoltre, sempre stando a quanto riportato nelle motivazioni, la deposizione resa dalla vedova di Mario conterebbe "innumerevoli contraddizioni che, ad avviso del giudicante, avrebbero dovuto indurre gli investigatori a predisporre immediatamente un servizio di intercettazioni ambientali e telefoniche".

Santina D'Alessandro, madre del ragazzo, non ha mai creduto alla tesi del suicidio e, in questi anni, si è sempre battuta per la verità; ora, nonostante la procura generale di Palermo abbia chiesto l'archiviazione del caso, è più decisa che mai a non arrendersi ed è pronta a chiedere aiuto alla Farnesina e al ministero della Giustizia.

"La nostra - ha commentato - è una vittoria a metà". "Finalmente - ha continuato - abbiamo dato dignità a mio figlio. Mario non si è ucciso, non è morto durante un gioco erotico e non ha fatto uso di droga. Ancora non sappiamo tutto, però, almeno gli abbiamo dato dignità".