I genitori di una ragazza di 16 anni sono accusati di avere ucciso la figlia durante il lockdown. Al momento del ritrovamento, il corpo della giovanissima pesava 146 chili. La vicenda di cronaca proviene da New Town, nel Regno unito. Adesso è iniziato il processo a carico del padre e della madre della vittima. Potrebbe infatti essere una storia di abbandono quella vissuta dalla 16enne che sarebbe divenuta obesa durante l'emergenza pandemica e costretta a vivere in condizioni disumane a causa dell'indifferenza da parte della sua famiglia. Il cadavere della ragazza era stato rinvenuto dagli agenti di polizia, adagiato su lenzuola sporche.

A detta degli inquirenti, nella stanza ci sarebbe stato un odore nauseabondo a causa della putrefazione del corpo. Alun Titford (44 anni) e Sarah Lloyd Jones (39), rispettivamente padre e madre della vittima, sono attualmente indagati per la morte della giovanissima. Se Sarah ha confessato la sua colpevolezza, Alun ha negato qualsiasi accusa nei suoi confronti.

Morta durante il lockdown: gli investigatori parlano di 'condizioni di disagio'

Prima di morire, la ragazza pesava quasi 150 chili: era divenuta gravemente sovrappeso. Gli investigatori hanno spiegato che la minorenne vivesse in "condizioni di disagio" soprattutto per una ragazzina costretta a dipendere da terzi. I capelli della vittima erano arruffati e sporchi e pare che non fosse stata lavata da molte settimane.

Il 10 ottobre 2020 un vicino dei Titford chiamò i paramedici e questi trovarono la ragazza, oramai senza vita, distesa su lenzuola sporche. Sul cadavere erano inoltre presenti diverse ulcere e aree di infezione.

Sarebbe stata lasciata al suo destino

Secondo il rapporto di un patologo, lo stato fisico della ragazzina lasciava intendere che prima della sua morte, nessuno si sarebbe presa cura di lei per svariate settimane.

Secondo l'accusa la giovanissima ha perso la vita a causa della noncuranza da parte dei genitori, che l'avrebbero abbandonata al suo destino. Come risultato, la vittima sarebbe ingrassata gravemente, per poi morire.

Avrebbe sofferto di spina bifida

L'avvocato Caroline Rees KC ha spiegato alla giuria che la vittima soffriva di spina bifida, una condizione fisica che avrebbe lasciato alla 16enne poca sensibilità dalla vita in giù.

La ragazzina sarebbe stata costretta a stare quindi su una sedia a rotelle a causa della sua mobilità limitata. Rees ha dichiarato: "L'accusa afferma che la scena (come testimoniato da coloro che hanno assistito) insieme allo stato in cui è stato trovato il corpo di Kaylea dimostrano chiaramente che questa ragazza vulnerabile, che faceva molto affidamento sugli altri per i suoi bisogni di benessere, era gravemente trascurata non solo da uno, ma da entrambi i suoi genitori, che avrebbero dovuto avere cura di lei".