Le nuove inchieste sul delitto di Chiara Poggi, che al momento vedono come unico indagato Andrea Sempio, hanno portato gli inquirenti a riesaminare anche una serie di sms che Paola Cappa, cugina della vittima, si scambiò con un amico di Milano, nei giorni seguenti il delitto, avvenuto a Garlasco nel Pavese, il 13 agosto del 2007. La ragazza – entrata con la gemella Stefania nelle prime indagini sulla vicenda e successivamente scagionata – nei 280 messaggi al vaglio della procura di Pavia, avrebbe manifestato al conoscente dubbi e ipotesi sull’accaduto, arrivando anche a fare supposizioni sulle piste investigative seguite all’epoca.
Il settimanale “Giallo” ha anche rivelato il contenuto di uno strano sms: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”, non chiarendo però a cosa si riferissero esattamente queste parole, scritte nel periodo in cui le indagini iniziavano a concentrarsi sulla figura del fidanzato della vittima, Alberto Stasi.
Le gemelle Cappa furono tra le prime sentite dagli inquirenti dopo il delitto di Chiara Poggi
I 280 messaggi ora al centro dell’attenzione degli inquirenti, sarebbero tutti relativi al periodo in cui l’attenzione mediatica era concentrata sul delitto di Garlasco. In quei giorni le due gemelle, cugine di Chiara Poggi, insieme ad altri parenti e amici della vittima, furono convocate più volte da chi indagava sul caso di cronaca nera.
Come ricorda l’avvocato della famiglia Poggi le due “sono state le prime a essere messe nel mirino”, con l’acquisizione di tabulati, intercettazioni e prelievi del Dna. Tutti gli accertamenti, però, hanno portato a ritenere che le gemelle Cappa fossero estranee al delitto. Inoltre, non è stato mai trovato nessun collegamento diretto tra le due cugine di Chiara Poggi e Andrea Sempio, l’amico del fratello della vittima, che ora risulta indagato per il delitto e ha più volte ribadito di non averle mai conosciute, anche per la differenza di età che li divideva.
L’alibi delle gemelle Cappa
Gli inquirenti stanno riesaminando tutti i verbali, i tabulati e le intercettazioni raccolti all’epoca, alla ricerca di elementi validi.
Nel corso delle primissime indagini qualche testimone avrebbe detto di aver incontrato le sorelle Cappa la mattina del delitto, ma le due hanno sempre raccontato che quel giorno sono rimaste a casa con la madre, che ha confermato questa versione. Tuttavia – come ricorda il legale della famiglia Poggi, che non vede di buon occhio la riapertura delle indagini a distanza di 18 anni – sul luogo del delitto sono state ritrovate impronte di scarpe non compatibili con quelle delle sorelle, una delle quali aveva pure una gamba rotta in quel periodo. Tuttavia, alcuni elementi, come il fotomontaggio delle due con la cugina, lasciato sul cancello di casa Poggi dalle gemelle all’indomani del delitto o l’intercettazione con la nonna in cui Paola diceva di odiare gli zii per l’attenzione mediatica ricevuta in quel periodo, avevano riportato l’attenzione sulle sorelle Cappa.
Il martello ritrovato nel canale vicino la casa della nonna di Stefania e Paola
Nella giornata di mercoledì 14 maggio è stato ritrovato in un canale a Tromello un martello, insieme ad altri oggetti “potenzialmente utili alle indagini”. Secondo i numerosi periti che si sono occupati del caso di Chiara Poggi [VIDEO], un martello, mai rinvenuto, sarebbe l’arma del delitto. In più, per i genitori della vittima un martello, insieme agli asciugamani presumibilmente usati dall’assassino per ripulirsi, sarebbe sparito da casa.
Le ricerche nel torrente, poco distante dalla casa in cui abitava la nonna delle gemelle Cappa, sono arrivate in seguito alla testimonianza di un uomo, ripresa dalla trasmissione Le Iene, che avrebbe raccontato di aver visto Stefania Cappa gettare un oggetto metallico pesante nel canale. Serviranno ora lunghi accertamenti per stabilire se il martello ritrovato dopo 18 anni possa avere qualche legame con il delitto di Chiara.