Trent'anni fa moriva John Fante, loscrittore “dago” (e non solo) più importante del novecento statunitense. Assurto alla fama nazionalpopolare dopo la proiezionedi quel filmaccio che porta il nome del suo libro più noto –Chiedi alla Polvere – e che tutti ricordiamo per le generosissimeforme di Salma Hayek, completamente nuda nell'unica sequenzamemorabile della pellicola, Fante è stato scrittore e sceneggiatore,cantore come nessuno della famiglia italo-americana.

Il suo stile inequivocabile, la suapenna capace di struggente ironia e che accompagna il sorriso dellettore mentre scorre con gli occhi parole e scene che di ironico odi scanzonato hanno poco, o niente, ha scritto dell'America e dellapovertà, dell'immigrazione, attraverso gli antipodi delle figurepaterna e materna, il papà scalpellino, blasfemo e fedifragocontrapposto a una mamma chierichetto, devota e infelice.

I suoiLibri, dal già citato Chiedi alla Polvere, passando per Sogni diBunker Hill, La confraternita del Chianti, Dago Red, Un annoterribile e arrivando ad Aspetta primavera Bandini hanno raccontatocome nessuno il disagio e la condizione dell'immigrato italiano negliStati Uniti nella prima metà del XX secolo.

Se ne è andato nella sua casa di LosAngeles, l'8 maggio 1983, al capezzale la moglie e i figli, sololoro, la gloria è arrivata postuma, dovuta in buona parte allariscoperta targata Charles Bukowski, un altro grandissimo dellaletteratura del novecento Usa, che scrisse la prefazione a unariedizione di Chiedi alla polvere e che definì Fante il suo “idolo”.

È stato lo scrittore americano piùitaliano e lo scrittore italiano più americano, in due parole:Arturo Bandini, il suo alter ego letterario.