Alla chiamata alle arti in nome di Tiziano Terzani, ieri alle 21, presso il CinemaFilo di Cremona, hanno risposto in poco più di una sessantina: se non è molto, è comunque qualcosa per una realtà ancora grigia come quella di Cremona; inoltre, il teatro/Cinema Filo è di modestissime dimensioni, ed è un luogo incantevole proprio per questo. Max De Martino, da quindici anni gestore del sito ufficiale dedicato a Terzani, ha condotto la serata in maniera esemplare, alternandosi tra la passione personale nei confronti del giornalista e gli eventuali dubbi della platea: molti, infatti, non hanno letto più di tre libri di Terzani, mentre alcuni non sapevano bene chi fosse, ma la curiosità li ha portati lì, ed è stata una vera fortuna.

Al fianco del fotografo, Andreina Castellazzi ha letto qualche stralcio dai libri di Terzani, fra cui Un'idea di destino e Lettere contro la guerra, mentre Krishna Das ha eseguito tre brani indiani.

Nel 1993, Terzani, vittima di una forte depressione che deriva da una crisi personale e professionale, ricorda una profezia di un indovino cinese (un mago come tanti, alla fin fine): assolutamente sconsigliato volare, perché egli morirà in un incidente aereo. All'inizio dell'anno, rammentandosi di queste parole, egli decide di dare un po' di poesia alla propria vita e viaggiare per l'Asia, continuando a fare il suo lavoro, senza mai salire su un aereo: ne sono risultati 40 mila km di bici, risciò, automobili, treni, traghetti, piedi.

In questo modo, ha potuto visitare 15 Paesi e 35 città che, altrimenti, non avrebbe potuto immaginare nemmeno, né conoscere persone che lo hanno cambiato profondamente.

Infatti, è con questo bellissimo racconto di viaggio che Terzani, da reporter di guerra che ha documentato i conflitti in Vietnam e Cambogia, diventa un uomo di pace, quale sarà fino alla morte.

Con questo avvicinamento allo spiritualismo, che culmina con le citate Lettere contro la guerra, scritte per il nipote a seguito del tragico 11 settembre 2001, egli scopre che la guerra non finirà mai né questo mondo corrotto e ingiusto diverrà migliore, finché non sarà l'Uomo stesso a cambiare nel profondo. Affinché il sistema cambi, devono farlo prima gli ingranaggi.

La sua figura è attualissima, perciò stupisce e indigna il fatto che la RAI si sia rifiutata di produrre il film, poiché lo considera ormai desueto. Anzi, ora più che mai, in un momento storico come questo, fra il razzismo incipiente, il terrorismo e il terrore, la corruzione, la povertà e lo squilibrio di risorse, le sue parole sono fondamentali per capire in che direzione stiamo andando, per svoltare. L'appello di Mario Zanot è rivolto a tutti noi: le guerre sono tutte ugualmente orribili e noi tutti, a qualunque colore, etnia o religione apparteniamo, siamo responsabili del nostro destino. Possiamo ancora cambiare, siamo ancora in tempo.