Nello scorso mese di agosto a largo dell’isola di Pantelleria, ad una profondità di40 metri, adagiato sul fondo del mare era stato rinvenuto un monolite lungo 12 m. La scoperta effettuata da un team di geologi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste - capitanati dal Professore Emanuele Lodolo - coadiuvati dall’Arma dei Carabinieri, dall’Università di Tel Aviv e da sub professionisti, fece subito il giro del mondo, seconda solo al ritrovamento del Tesoro di Hitler . Il monolite presentava vari fori, tra cui uno lungo tutta la sua lunghezza.

Quest’ultimo particolare aveva fatto ritenere che si trattasse di un manufatto risalente a circa 10.000 anni addietro, quando i livelli del Mar Mediterraneo erano ben più bassi di quelli attuali e i fondali in questione erano plausibilmente terre abitate da popolazioni arcaiche – età Mesolitica. Da qui l’ipotesi di un insediamento umano con nozioni estremamente avanzate di ingegneria edile e meccanica.

La pubblicazione della scoperta su un giornale scientifico specializzato

La scoperta del Prof. Lodolo e del suo numeroso gruppo di ricerca – finanziato dal Ministero degli Esteri – è apparsa sull’autorevole “Journal of Archaelogical Science” (3, 2015; pp 398-407) – giornale, tra quelli di archeologia, con uno dei più elevati impact factor.

Nell’articolo pubblicato insieme a Zvi Ben-Avraham i due ricercatori spiegavano le evidenze secondo cui il monolite sarebbe stato opera dell’uomo e non della natura.Di recente i fondali di Avola avevano regalato altri tesori.

La risposta degli esperti in reperti sommersi

Non è passato molto tempo dalla pubblicazione su Journal of Archaelogical Science della scoperta del monolite che tre esperti di comprovato valore scientifico proprio nel settore dell’archeologia subacquea hanno dato il loro parere.

In un ampia e ben documentata “risposta” all’articolo del gruppo triestino, il sub-archeologo, preistorico e paleontologo Sebastiano Tusa, il geofisico Marco Anzidei e il geomorfologo Fabrizio Antonioli, asseriscono che il monolite rinvenuto a Pantelleria non può essere considerato opera umana. Secondo i tre studiosi, infatti, il monolite sarebbe originato dal processo di erosione costiera che riguarda fondali sabbiosi e che sovente nel Mediterraneo ha portato alla nascita di simili formazioni geologiche.

Sempre secondo gli studiosi la forma arcuata del blocco – come si nota dalle stesse foto – sarebbe un’ulteriore prova dell’origine non artificiale. Criticata anche l’affermazione dei ricercatori del team triestino secondo cui non esisterebbero in natura processi in grado di formare fori assimilabili a quelli presenti sul monolite. Documentata, infatti, la presenza, in varie aree del Mediterraneo e nel Mar nero di fori di origine naturale con lunghezza superiore ai 4 metri.