Il giovanissimo Stefano Colucci, talentuoso scrittore italiano, si racconta a cuore aperto al nostro sito d'informazione. Fresco, dinamico e amante della verità, ha risposto alle domande con onestà e un pizzico di sana ironia. Seguito da un numerosissimo pubblico giovanile per il suo stile veloce e contemporaneo grazie al supporto dell'importante casa editrice "Feltrinelli", ha potuto lanciare nel 2016il suo primo Romanzo "Precedenza al cuore", che ha già scalato la classifica di Amazon Italia.

Quale è stata la motivazione che l'ha spinta a scrivere "Precedenza al cuore"?

Nasce da un mix di disperazione e speranza, una contraddizione che potremmo definire “disperanza”.

È un libro autobiografico, nel quale mi sono messo a nudo raccontando di come ho imparato a dare la precedenza al cuore. È una raccolta di poesie, ma anche un romanzo di formazione. Mi piace definirlo romanzo breve in versi pop. Racconto la fine di una storia d'amore, tra sms mai inviati e conversazioni telefoniche reali, attraverso il silenzio dopo l'addio. Un silenzio che può schiacciarti, ma che può anche rappresentare un nuovo inizio. Perché è nel silenzio che sopravvive la voce del cuore.

Nella sua ultima opera lei continua a seguire uno stile pop, da quali scrittori è stato influenzato?

Non ci sono influenze dirette nel mio modo di scrivere. Ho antenne ovunque, ricevo input di continuo.

L'arte di Andy Warhol, la musica di Battiato, i giovani romani, le stazioni, i film d'autore nei cinema d'essai alle cinque del pomeriggio, le piccole cose quotidiane. Ho assimilato tutto, cercando di creare un mio stile. Durante la scrittura ho scoperto le poesie di Whitman, “Foglie d'Erba” è stato una folgorazione. Forse l'unica vera influenza letteraria viene da quelle pagine.

In che modo la sua scrittura "social" potrà aiutarla ad uscire dalla nicchia?

Il mondo passa attraverso i social. Le notizie, i contenuti del momento, persino l'arte. È importante saperli usare e è ancora più importante saper comunicare. Il web è uno strumento, un media, e in quanto tale ha il suo linguaggio. Dal canto mio, ho vent'anni e faccio parte della generazione social.

Ho vissuto l'esplosione di internet, mi viene anche naturale scrivere in modo semplice e veloce, come fossi su Twitter. Credo sia importante svecchiare la letteratura, senza dimenticare i grandi del passato ma guardando al futuro. L'artista deve raccontare il proprio tempo, la vita che tutti noi viviamo ogni giorno.

La tv è ricca di talent di ogni genere, tuttavia l'unico riguardante la scrittura (Masterpiece, sulla Rai) è durato solo un anno. Come se lo spiega?

Non ho visto “Masterpiece”, quindi non entrerò nel merito. Ad ogni modo, è sempre più difficile parlare di Libri ad un pubblico generalista senza risultare noiosi.

In tv sono spariti praticamente tutti i programmi di letteratura.

Ti piacerebbe che i tuoi romanzi si trasformassero in sceneggiati per pellicole cinematografiche?

Assolutamente sì. Amo il cinema e studio per diventare sceneggiatore. Non a caso l'uscita del libro è stata anticipata da un mini-film diretto da Paolo Raeli, pubblicato sulla mia pagina Facebook.

Nel privato quanto conta la spiritualità?

Sono buddhista e coltivo la mia spiritualità ogni giorno. È fondamentale, per me, dedicarmi alla cura dello spirito. È un percorso di crescita e rivoluzione umana. Imparo a dire grazie alla vita, anche nei momenti più difficili, perché vedo la luce che passa attraverso le ferite e illumina la mia strada.