In pre-serale non lo avevamo mai visto. C’erano stati gli esperimenti di prima serata a chiusura di stagione; c’erano state le seconde serate che diventavano addirittura terze, quando Che tempo che fa e Ballarò sforavano oltre il limite.

Un Gazebo alle 20.10, nei venticinque minuti che precedono un Posto al Sole, è un inedito. Dal martedì al venerdì, poi, ha il sapore di una compagnia quotidiana. Gli aficionados si rilassino, però: il venerdì l’appuntamento si sdoppia e dopo il pre-serale Diego Bianchi, Makkox, Andrea Salerno e compagni ritornano anche alle 23.45 (“circa”, ci tengono ad aggiungere, perché si sa che dopo una certa ora i palinsesti si fanno più elastici).

E intanto cosa si può dire di questo esperimento, al netto della prima serata?

Gazebo Social News

Si può dire che Gazebo si fa ancora più social di prima. La struttura delle pillole quotidiane si impernia sul web e sulle voci che si rincorrono al suo interno. Twitter è onnipresente ma questa volta il commento arriva quasi in contemporanea con il diffondersi delle notizie. Tendenze alla mano, Zoro ci mostra le reazioni degli utenti a notizie “calde”, come quelle sul divorzio fra Brad Pitt e Angelina Jolie, che tocca da vicino persino la CNN.

C’è Missouri 4 sempre vigile all’ingresso di Palazzo Chigi, uno sguardo alle notizie in primo piano sulla homepage de La Repubblica, il sempre informato Damilano in collegamento dal suo studio e non mancano nemmeno estratti di quei video che hanno reso Zoro famoso: questa sera toccano ai confronti accesi alla Festa dell’Unità, sì, ma l’obiettivo non è sui protagonisti che si affrontano sul palco, bensì sulla folla che al dibattito assiste e nei suoi scontri litigiosi sembra riassumere in maniera tragicomica il dissidio costante che tiene il Paese paralizzato ormai da anni.

Un posto Alcoa

È ancora presto per giudicare ma sembra proprio che la troupe di Gazebo abbia centrato da subito il format giusto per le sue pillole quotidiane. Gazebo si fa ancora più social di prima, dimostrando al pubblico ancora una volta la sua connessione privilegiata con il web e un approccio che è sempre fresco, dinamico e mai ingessato in inutili sovrastrutture giudicanti di un mondo che, a chi lavora nel campo dell’informazione da più tempo, sembra ancora sfuggire anche nei suoi contorni più approssimativi.

Eppure i venticinque minuti in cui il programma è costretto non fanno dimenticare a Zoro l’altra vocazione del suo programma: il reportage giornalistico. E non si parla solo di reportage in presa diretta, quasi privo di filtri, in un susseguirsi di voci che hanno la possibilità di raccontarsi davanti alla telecamera. L’obiettivo si concentra sugli eventi che non fanno notizia nei telegiornali e sui quotidiani nazionali, su chi è più in difficoltà e ha meno spazio per parlare davanti alle telecamere dei propri problemi.

È così che Gazebo inaugura #UnPostoAlcoa, per seguire giorno dopo giorno le vicissitudini dei lavoratori sardi, ormai praticamente dimenticati da tutti ma non da Zoro, che ricorda ai suoi telespettatori come siano quattro anni ormai che il programma li segua nell’infinita odissea che è diventata la loro lotta. Gazebo si rinnova negli orari, insomma, ma conserva la sua anima brillante senza sacrificare nulla alla serietà delle notizie più gravi.