Una guida critica ai principali film ora nelle sale cinematografiche italiane.

La La Land. Lei sogna di fare l'attrice e intanto serve cappuccini alle star nel bar della Warner Bros. Lui sogna di aprire un suo locale dedicato solo al jazz duro e puro e intanto sbarca il lunario come pianista di piano bar. Cosa succede quando due sognatori s'incontrano? Se siamo a Los Angeles, la terra dei sogni infranti e realizzati (che alle volte coincidono) di tutto, compreso che come nei musical della classica Hollywood i due bisticcino, si amino, si lascino e poi chissà...

a suon di danza. Damien Chazelle ha 32 anni, l'età in cui Truffaut e Godard spaccavano il mondo del Cinema. Lui gira da virtuoso, miete candidature agli Oscar e cavalca il business della nostalgia. Perché there's no business like showbusiness. Voto: 6/7

Ventiquattro personalità

Split. Tre ragazze sono rapite da Dennis. Rinchiuse da qualche parte, le tre sperano di essere aiutate da Patricia e dal piccolo Hedwig, che le mette in guardia dalla “Bestia”. Intanto Barry continua le sedute con la psichiatra Karen Fletcher. Dennis, Barry, Patricia, Hedwig e un'altra ventina di personalità sono tutti Kevin Wendell Crumb, che dall'infanzia vive una terribile condizione di divisione di sé. Dopo un paio di passi falsi, Manoj Nelliyattu Shyamalan torna sui suoi temi preferiti: l'atmosfera sospesa tra realtà e allucinazione, lo scacco delle scienze della psiche, il finale a sorpresa, le ambientazioni in un sottosuolo tanto fisico quanto psicoanalitico e così via.

Il film funziona anche grazie a un ottimo James McAvoy e le astuzie del regista Shyamalan nascondono i “buchi” della sceneggiatura firmata Shyamalan. Voto: 6/7

Arrivano gli alieni

arrival. Arrivano gli alieni. Le loro enormi astronavi parcheggiano in vari punti della Terra, poi... le principali potenze aspettano. USA, Russia, Cina sono indecise se bombardare o cercare il dialogo.

Ma come si dialoga con gli alieni? La risposta forse la trova la linguista Louise Banks, reduce da un lutto famigliare, coadiuvata dal fisico Ian Donnelly. Denis Villeneuve, classe 1967, è uno più interessanti registi in circolazione: dopo Prisoners e Sicario, si cimenta con la fantascienza filosofica (quella di 2001: Odissea nello spazio, per intenderci).

Fosse una partita di calcio, diremmo che Arrival batte Interstellar 3-0: gol di regia, sceneggiatura e interpreti. A ottobre scopriremo cosa ha combinato Villeneuve con Blade Runner 2049, sequel del celebre film di Ridley Scott. Voto: 7