Domani sarà nelle sale cinematografiche di tutta Italia il film Elle, di Paul Verhoeven con Isabelle Huppert.

Acclamato dalla critica internazionale, già a partire dalla partecipazione l’anno scorso al Festival di Cannes, il film racconta la storia di una donna forte e indipendente, ricca e quasi senza emozioni, che viene aggredita e che cerca di scoprire da sola chi è l’uomo che si è introdotto in casa sua. Quando finalmente scopre chi è l’aggressore, inizia uno strano rapporto fra i due che è quasi un gioco, ma che potrebbe sfociare in qualcosa di completamente diverso.

Come è nato il film

Il regista olandese torna al cinema, dopo essersi assentato per diversi anni e torna con un adattamento cinematografico tratto dal romanzo “Oh …” dello scrittore francese Philippe Djian pubblicato nel 2012. Ma è stata Isabelle Huppert a interessarsi per prima al personaggio di Michèle: lei infatti conosce da tempo lo scrittore Djian e gli confessa che si è innamorata del romanzo e che vorrebbe farne una sceneggiatura per il cinema. Così il produttore Saïd Ben Saïd compra i diritti del romanzo, accetta la sfida lanciata dall'attrice e chiama Paul Verhoeven a dirigere il lungometraggio.

È dunque grazie all’intuito di un’attrice colta e accorta come la Huppert che il romanzo diventa film e con l'intervento degli autori, riesce a mantenere la propria integrità anche nella trasposizione cinematografica.

Nello stesso tempo, il film da vita a personaggi e situazioni in un modo del tutto nuovo, senza tradire l’atmosfera raccontata da Philippe Djian. Un lavoro non facile ma che riesce bene in questo caso grazie ad una interprete unica, premiata a Gennaio con il Golden Globe e candidata anche all’Oscar di quest’anno come Miglior attrice protagonista.

Nuove prospettive

Al principio di tutto, sia del romanzo che del film, c’è un trauma, un stupro: ma come spiega Djian «non ho scritto la storia di uno stupro, ho scritto una storia che comincia con uno stupro». Sembra un gioco di parole, ma in realtà cambia tutta la prospettiva: perché l’atto di violenza è solo l’inizio di un racconto che indaga in profondità nelle ferite inflitte all’animo femminile, ma anche nelle fantasie che questo atto brutale genera nella protagonista.

Sfrontato e irriverente, sarebbe riduttivo guardare il film cercando di capire cosa è giusto o sbagliato. A mio avviso, il nostro bisogno di sicurezze troppo spesso ci fa diventare giudici in un tribunale invisibile e che sentenzia su tutto ciò che non capiamo o che è semplicemente diverso da noi: Elle invece ci invita a guardare il mondo attraverso gli occhi di Michèle, duri, a volte spietati, ma aperti a nuove prospettive.