Una vittoria che sa di beffa alla politica delle barriere, dei muri, del razzismo e dell’anti-accoglienza di Trump. Una risposta chiara, netta, decisa quella di Hollywood che non lascia spazio a libere interpretazioni. Dopo le numerose proteste di molti artisti e nomi importanti del jet set americano (da Madonna a Jodie Foster, passando per Michael J. Fox e Natalie Portman), la tanto attesa Notte degli Oscar non ha deluso le aspettative dei tanti americani che hanno manifestato in questi ultimi mesi contro il nuovo Presidente americano Donald Trump.

La cerimonia infatti ha vestito il suo abito più politico di sempre con attacchi diretti al presidente da parte del presentatore Jimmy Kimmel e dichiarazioni di protesta più o meno sottili come quella della Stone.

Le parole di Mahershala Ali

“La religione non c’entra, il mio lavoro è raccontare una storia ed il fatto che io sia musulmano non è rilevante”, con queste parole il vincitore ha preferito smorzare i toni e non dare seguito alle polemiche. L’attore ha poi ringraziato lo staff, i suoi maestri, l’Academy e sua moglie che da qualche giorno ha dato alla luce la loro bambina. Una cosa è certa, l’89 esima edizione degli Academy Awards passerà alla storia per il clamoroso errore commesso nel annunciare il miglior film dell’anno; inizialmente decretando la vittoria a La La Land per poi correggere lo scambio di buste e dichiarando in diretta mondiale che Moonlight è il vero film vincitore.

Moonlight e gli altri film vincitori

Moonlight è un film che parla di razzismo, omosessualità e droga e che farà ricordare questa edizione degli Oscar soprattutto come la vittoria dei diritti, dell’uguaglianza e dell’anti-discriminazione. Così come testimonia anche la vittoria de “Il cliente” dell’iraniano Farhadi come miglior film straniero.

Una vittoria, assai improbabile alla vigilia, ma che dopo il decreto anti – immigrazione ha tutto il sapore di una risposta concreta da parte del mondo del cinema americano alle politiche di Trump. Diretto e pesante come un macigno il messaggio di ringraziamento del regista, letto per bocca di Ansari: “Per me è un grande onore vincere questo premio per la seconda volta.

Mi spiace non essere presente, ma la mia assenza è dovuta al rispetto verso i miei concittadini e gli abitanti di altri sei Paesi a cui una legge disumana ha impedito l’ingresso negli stati uniti. Dividere il mondo tra noi ed i nemici crea paura e produce una giustificazione ingannevole per la guerra”. Insomma gli Oscar li hanno vinti i diritti e la libertà contro ogni paura ed oscurantismo.