"Les Sauteurs", in inglese "Those who jump", è il titolo del documentario del quale è regista e attore il giovane interprete africano Abou Bakar Sidibè, opera che è stata presentata alla 66^ edizione del Festival del Cinema di Berlino. Con il contributo di Abagenzi, l'associazione di promozione sociale che apre il suo sguardo su poveri, bambini, emarginati delle periferie del mondo, il lungometraggio sarà proiettato a Rovigo al Cinema Teatro "Duomo" il 12 maggio 2017 alle ore 21 in una serata dedicata al dibattito ed alla testimonianza che prevede la partecipazione di Abou Bakar Sidibè .

"Les Sauteurs", coloro che "saltano", sono quelli che attuano il tentativo disperato di vincere il muro di Melilla, la città marocchina colonizzata per secoli dalla Corona di Spagna e che ha ottenuto l'autonomia il 14 marzo 1995. Ora l'enclave spagnola è circondata da un muro di acciaio e filo spinato alto 3 metri ed esteso per 12 chilometri sotto la serrata sorveglianza della polizia che ha il compito di impedire lo sconfinamento dei migranti nella città autonoma. Melilla diviene così il sogno ed il miraggio per tanti giovani africani che vorrebbero costruire un futuro migliore facendo un "balzo" in Europa dato che la "Ciudad", ormai indipendente, è un avamposto europeo nel Magreb e, secondo il Trattato di Schengen, permette un ulteriore libero accesso negli Stati europei.

Un fazzoletto di terra, due mondi a confronto

Poche centinaia di chilometri e due mondi opposti si fronteggiano.

Da una parte si trova il monte Gurugu' sul quale molti giovani "fratelli" africani si vanno ad accampare trasformandolo in una sorta di "trampolino" verso l'Europa, un lavoro ed una vita normale. Un certo lirismo fa parte del film che descrive la densità notturna di ore che, come nell'"Infinito" leopardiano, dilatano l'introspezione e la ricerca di una liberazione mentre il dileguarsi del buio restituisce, però, la desolazione di rifiuti e baraccopoli alleviata solo dalla vitalità dei canti della cultura africana.

Di fronte al monte, a poca distanza in linea d'aria, è Melilla, "la città bianca" in lingua berbera, con le sue luci, le sue spiagge e case eleganti, la sua suggestione di sirena da raggiungere attratti da un canto ingannevole che spesso, purtroppo, si trasforma in lutto. Si calcola anche che migliaia di persone siano morte in mare annegate cercando di attraversare lo Stretto di Gibilterra.

La sfida del coraggio oltrepassa i limiti umani. Il mito ci narra che Prometeo sfidò gli dei, peccando di tracotanza e rubando loro il fuoco. I migranti portano al limite la loro stessa umanità per affermare un fondamentale diritto della persona: un'esistenza dignitosa.

Filmo le immagini, dunque 'sono'

Sul monte Gurugu', dunque, Abou, che è un insegnante proveniente dal Mali, ha iniziato a riprendere la città di fronte, con la sua rudimentale cinepresa e aiutato dalla camera di altri due registi, il tedesco Moritz Siebert ed il cileno Estephan Wagner coautori del film. I tratti salienti del racconto per immagini sono la paura, l'angoscia pervasiva per l'arrivo della polizia, la distruzione di tutto, la morte.

Eppure in questa dimensione di protratta concitazione, le immagini diventano un ancoraggio imprescindibile, l'orizzonte di una verità da far conoscere, il senso stesso di una identità irrinunciabile soprattutto perché divorata dalla negazione di sé. Abagenzi Rovigo ha raccolto il messaggio di "Les Sauteurs" e sulle tematiche dell'immigrazione sollecita il confronto diretto con il pubblico della serata del 12 maggio. L'iniziativa s'inquadra nella progettualità più ampia di sostegno ai bambini di Bujumbura in Burundi a favore dei quali da 15 anni è in atto un programma di scolarizzazione. Più di mille ragazzi hanno potuto completare la loro istruzione grazie agli aiuti raccolti da Abagenzi che assiste anche i bambini colpiti da Aids, orfani di guerra o appartenenti a fasce sociali molto svantaggiate.