In questo film dalla trama un po' triste e un po' malinconica, l'accoppiata Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini riesce a interpretare alla perfezione quelli che sono gli ambienti della periferia romana, dove l'approssimazione è all'ordine del giorno, e dove un tiepido accenno di volgarità nelle parole, nei gesti e nelle azioni, rendono chiara la tipicità del luogo.
I personaggi
La protagonista, fortunata, una donna di una trentina d'anni, vive assieme a sua figlia Barbara, una bambina di otto anni, in una borgata romana, dove il degrado fa da padrone.
In questo ambiente, Fortunata, separata dal marito, cresce la piccola, per la quale nutre un affetto fortissimo, nonostante la donna non sia l'esatto l'esempio di una madre attenta e premurosa. Fortunata come lavoro fa la parrucchiera, in nero, e messe in piega, meches e quant'altro, sono il suo unico sostentamento. Il suo sogno, però, è quello di dare vita al tanto desiderato negozio di parrucchiera. Intanto, la guardia giurata Franco, suo marito, mandato via da casa, molesta continuamente la donna, entrando sempre in maniera inaspettata e violenta, insultandola e aggredendola fisicamente e sessualmente. Chicano, invece, è un amico d'infanzia di Fortunata, con la quale vuole relizzare il sogno del negozio di parrucchiera.
Lui, è un ragazzo con problemi di tossicodipendenza e con la madre, Lotte, sempre più travolta dall'Alzheimer, che non gli permette di riconoscere nessuno. Solo dopo aver conosciuto Patrizio, uno psicoterapeuta infantile, che si occupa di seguire Barbara, su affidamento dei servizi sociali, Fortunata ha la possibilità di cambiare la propria vita, ma sarà tutta un'illusione, l'ennesima delusione per una donna che ha subito tante e troppe volte.
Le interessanti figure maschili
Tra gli attori spicca particolarmente la figura di Alessandro Borghi, nel ruolo di Chicano, che fa della sua fragilità un punto di forza, che lo rende un uomo tanto impotente davanti alla sua malattia, quanto umano fino all'eccesso, quando decide di assecondare le ultime volontà della madre, che chiede di morire.
Ottimo anche Stefano Accorsi, nel ruolo di Patrizio, lo psicoterapeuta, che mostra la sua parte professionalmente tenera, sul lavoro, sempre col sorriso sulle labbra, anche quando non ne avrebbe voglia, e quella più fragile, quando le luci del suo ufficio si spengono, e ritorna semplicemente un uomo.