Con una selezione di opere molto ampia, datate dal 1980 sino ad oggi, il Museo Tinguely di Basilea ospita in questo periodo e fino alla fine del 2017 la prima mostra retrospettiva che mai si sia svolta in Svizzera dell'artista concettuale belga Wim Delvoye nato nel 1965, noto per aver realizzato alcune installazioni decisamente anticonvenzionali. Nella mostra viene presentata, insieme alle grandi installazioni, l'opera piuttosto impressionante intitolata Cloaca, un macchinario molto complesso che utilizza sostanze organiche e biologiche che, opportunamente trattate dal macchinario stesso, illustrano il processo completo della digestione dell'apparato digerente umano.
Nella rassegna è anche esposta la famosa opera intitolata Tim che appartiene all'ambito della Body art, infatti consiste in un grande tatuaggio che occupa tutta la schiena di un uomo che ha "venduto" la sua pelle per la realizzazione dell'opera d'Arte.
Una costante verifica della realtà
Accanto alle fantastiche costruzioni di Jean Tinguely, che riflettono la poetica esistenzialista dell'artista svizzero e che stazionano permanentemente nel complesso museale ad esso dedicato, le opere di Delvoye si collocano facilmente in un contesto denso di imprevedibilità con il quale dialogano con estrema naturalezza. Infatti entrambi gli artisti possono essere considerati veri e propri "sabotatori del sistema", entrambi sono in grado di utilizzare il mezzo meccanico quale strumento di denuncia delle problematicità esistenziali, una denuncia che sconfina spesso nella provocazione, se non addirittura nella "eversione".
Nell'opera Cement truk, ad esempio, l'enorme camion collocato all'esterno del museo, quasi a guidare lo spettatore verso l'accesso, Delvoye trasforma la macchina, normalmente utilizzata in edilizia, in una imponente struttura dal sapore "neogotico", togliendo a quell'oggetto ogni riferimento alle sue originarie potenzialità funzionali e assegnandogli funzioni estetiche e decorative innescando un meccanismo di rispecchiamento dialettico tra il quotidiano e la storia dell'arte.
Le opere esposte obbligano lo spettatore ad una continua analisi dell'oggetto ai fini di comprenderne il senso e le reali funzioni, innescando quel processo di verifica progressiva della realtà che l'artista si prefigge di provocare.
La liberazione dal reale
Attraverso le mutazioni finalizzate a provocare la costante verifica della realtà, le "sovrastrutture" applicate da Delvoye divengono totalizzanti nel senso che soffocano l'oggetto e la sua originaria funzione, simulandone altre.
Infatti già negli anni '80 le tavole da stiro vengono decorate con gli stemmi araldici e le reti delle porte da calcio vengono sostituite da fragilissime vetrate decorate con immagini trecentesche. Per non parlare delle opere realizzate negli anni '90 come ad esempio i maiali vivi decorati con tatuaggi. Quindi è evidente che i suoi interventi concettuali mirano a liberare le cose e gli esseri viventi dal reale e dai loro compiti originari, con una formula "postmoderna" ironica e grottesca.
Wim Delvoye, Basilea, Museum Tinguely, fino al 1° gennaio 2017.