Sono trascorsi sette secoli e mezzo da quando tra il 1265 ed il 1268 Nicola Pisano, detto "de Apulia" - proveniente dalla Puglia - realizzò uno dei capolavori dell'Arte gotica italiana: il pulpito del duomo di Siena. Oggi quell'opera, sottoposta ad un accurato quanto delicato intervento di restauro conservativo voluto dall'Opera della Metropolitana di Siena, dai primi di giugno può essere nuovamente ammirata.

Il gotico italiano

Nella coscienza diffusa lo stile gotico per eccellenza appartiene ad aree europee diverse dall'Italia: Francia (Saint Denis e Saint Etienne nell'Ile de France, dove nasce lo stile gotico e poi Saint Chapelle e Notre Dame a Parigi), Germania (Santa Elisabetta a Marburgo e la cattedrale di Strasburgo, il duomo di Colonia e più avanti quello di Aquisgrana), Inghilterra (Canterbury, Lincoln, Wells, Westminster, Exeter, Gloucester) solo per citare nazioni che richiamano la potenza delle grandi cattedrali e delle loro sculture.

Nella realtà storica ed artistica, invece, occorre distinguere vari stili del gotico così come del romanico, senza poter dare alcuna certezza a chi ricerchi univocità di contenuti. In questo solco, il gotico italiano si caratterizzò per espressioni che contenevano un solido rapporto con la tradizione classica del tardo-antico, con l'evoluzione del romanico di Wiligelmo e Benedetto Antelami, incrociando lo stile costantinopolitano che influenzò le sensibilità artistiche nel meridione normanno-svevo di Federico II. Senza contare le originali digressioni del romanico toscano e di quello padano. In un contesto così ricco di soggettività e di riferimenti, di paradigmi e di relazioni culturali, emerge Nicola Pisano e la scuola nella quale si formeranno sia il figlio Giovanni che Arnolfo di Cambio, allievi capaci di superare il maestro.

La narrazione nell'arte plastica

Con Nicola Pisano, architetto e scultore che si forma dunque nella fucina "federiciana", inizia quello che verrà definito un linguaggio figurativo nazionale nel quale confluiscono classicismo e modelli transalpini, in un crogiolo che stempera il lirismo delle passioni nella compostezza iconica.

Ma con intenti narrativi evidenti quanto riusciti. In questo contesto si apprezzano sia il pulpito del battistero di Pisa (realizzato da Nicoia Pisano tra il 1257-1260) che il restaurato pulpito del duomo di Siena, con le scene che raccontano i temi consueti della narrazione cristiana, dalla Natività alla Crocifissione, dalla Strage degli Innocenti all'Adorazione dei Magi fino al Giudizio Universale.

Sette pannelli intervallati, sugli angoli, da figure segniche della rappresentazione religiosa quali il Cristo Mistico ed il Cristo Giudice, i simboli dei quattro evangelisti, gli angeli, San Paolo, la Madonna. Ci si trova in un'epoca nella quale la scultura è ancora, sulla scia di una tradizione secolare, arte narrativa per eccellenza: dovrà arrivare la fine dell'XIII secolo per assistere alla rivoluzione figurativa bidimensionale di Giotto che farà della tela lo strumento artistico per eccellenza della modernità.

Tra compostezza e pathos

Sarà il figlio Giovanni Pisano a realizzare le opere più ricche di connotati patetici: un'accentuazione che caratterizza lo stile fatto di vivido realismo del figlio - basti riflettere sul pulpito del duomo di Pistoia - rispetto alla compostezza classica attribuita al padre Nicola.

Eppure, non è difficile trovare una chiara relazione nel tratto rappresentativo dei due artisti. Un'immagine è sufficiente ad renderla evidente e vale per tutte: la Madonna che sviene nel pannello della Crocifissione del pulpito di Siena. Nella congerie di figure che affollano la scena, la donna si abbandona, in analogia al corpo di Cristo, sotto il peso di un corpo sfinito, soggiogato dal dolore, ridotto al nulla, annientato dalla violenza umana, sorretto infine da un abbraccio pietoso e impotente di fronte al male.