Chi si cela sotto il cappuccio di Liberato? Ogni volta che il cantante napoletano si esibisce dal vivo, la curiosità dei fan si accende. Perciò escono fuori nuove indiscrezioni sulla sua reale identità, che portano a formulare ipotesi più o meno fantasiose che hanno la pretesa di svelare i suoi connotati al pubblico.
È successo anche dopo il concerto che il misterioso esponente dell’hip hop partenopeo ha tenuto a Milano lo scorso 9 giugno. Uno show durato poco meno di un’ora, durante il quale Liberato ha eseguito tutte le sue hit: “Nove maggio”, “Gaiola portafortuna”, “Tu t'è scurdat' 'e me”, “Je te voglio bene assaje”, “Me staje appennenn amò” e “Into street”.
Ma questa volta a fine concerto qualcuno sosteneva di aver fotografato il suo volto.
Liberato fotografato a Milano da un fotoreporter anonimo
Infatti, un fotoreporter della testata 1977 Magazine, il cui nome viene tenuto nascosto, è riuscito a fotografare parte del volto del cantante, che durante i live cerca di celare la sua immagine con il cappuccio del suo giubbotto nero e un fazzoletto dello stesso colore con cui copre bocca e naso. E poi c’è il fumo, un effetto speciale che viene usato sul palco per confondere ancora di più gli spettatori.
L’inviato della testata on line, però, è riuscito, nonostante tutto, a riprendere la parte del volto che Liberato lascia scoperta. E dalle foto pubblicate in esclusiva sul loro sito, anche se molto sgranate, s’intuisce che quel ragazzo che cerca di mantenere l’anonimato ha occhi scurissimi e sopracciglia molto folte.
Vecchie e nuove teorie sull’identità di Liberato
Da quando poco più di un anno fa è comparso nel panorama musicale napoletano, e non solo, con il suo primo singolo “Nove maggio”, sono state diverse le teorie che attribuivano a Liberato l’identità di altri personaggi più o meno famosi. All’inizio si era pensato al rapper partenopeo, Ivan Granatino, che però ha smentito categoricamente.
Smentita dal diretto interessato anche l’indiscrezione che lo accostava al poeta di Scampia, Emanuele Cerullo. Poi è toccato al cantante laziale Calcutta, che con il collega partenopeo sembra avere molte cose in comune.
Ma l’ipotesi più verosimile vuole che a vestire il famoso giubbotto nero personalizzato dal nome stampato sulle spalle sia un detenuto del carcere minorile di Nisida.
E questo spiegherebbe anche la scelta del nome d’arte: Liberato.
L’ultima teoria l’ha formulata Netflix, ma quella del network che offre film e serie tv solo su internet è più una simpatica gag che una seria illazione. Infatti, proprio in occasione del concerto milanese di Liberato, in rete è apparso un tweet di BoJack Horseman, protagonista dell’omonima serie tv animata trasmessa dal network, che immaginava che sotto i vestiti del cantante si nascondano tre ragazzini messi l’uno sull’altro.
Una tesi alquanto fantasiosa, in linea con il personaggio, che però dà la portata del fenomeno Liberato, non più confinabile nell’ambito dello scenario musicale campano. E, al di là di chi si celi dietro al personaggio, è indubbio che sul piano del marketing l’operazione è vincente.