L’isola di Naxos, affascinante terra bagnata dall’Egeo meridionale, offre le quinte per una narrazione che scava nel profondo. Infatti e per la romanziera Chiara Gamberale, è pronto per essere pubblicato “L’isola dell’abbandono” (Feltrinelli, pag. 224), in data 21 febbraio 2019. Pare ovvio che la bella isola greca, con le sue lunghe spiagge, i suoi paesini stesi sui prati e il suo paesaggio fertile, possano funzionare come ambiente per ospitare le vicende di un libro. Per certi versi è così, tuttavia, la scrittrice accompagna i suoi lettori di là da queste pur ammirevoli caratteristiche che danno valore a Naxos: è piuttosto sul passato rappresentato dalle rovine architettoniche e culturali – anch’esse, ovviamente, rappresentative – che lo scritto fonda la sua pregnanza.

Un amore disperato

Un libro che titola “L’isola dell’abbandono” non può esimersi dal concetto di disperazione. L’abbandono ha un sentiero che porta senza elusioni ed evitamenti nei pressi dell’angoscia, della solitudine. E questi ultimi fanno presto ad allearsi e, quindi, a trasformarsi in un sentimento di disagio emotivo: ecco la disperazione. Se poi nel teatro che ospita questo duetto è presente un rapporto sentimentale in crisi, è indubbio che ‘l’amore disperato’ – pur logorato e banalizzato dal continuo uso, quasi fosse un adesivo concettuale – farà la sua comparsa. Infatti, è proprio questo sentimento finale che funge da miccia pronta a far esplodere la storia del romanzo.

Trama e personaggi

Per i più curiosi, l’espressione ‘piantare in asso’ non sembra assolutamente parente di quelle carte popolari fra i giocatori – insomma e tout court, i famigerati quattro assi –, piuttosto, pare che la frase sia stata forgiata guardando alla Grecia; più precisamente a Naxos: il mitico Teseo dopo aver messo a soqquadro un labirinto e aver abbracciato Arianna, decide – secondo questa versione – di non condurre la ragazza da Creta ad Atene.

Così, la lascia semplicemente a Naxos. In Naxos, ovvero in asso. La Gamberale ha adattato questo riverbero mitico al suo racconto. Di fatto, la protagonista del bel romanzo è stata anch’essa abbandonata su quell’isola, neo Arianna del terzo millennio. Dopo dieci anni essa torna in quella terra, dove Stefano l’aveva lasciata in preda alla solitudine.

Le riflessioni della giovane, a questo punto, non si limitano a indagare solo sul perché un amore inizi con i fuochi di artificio e finisca nella penombra notturna di un vicolo, ma anche su quesiti che spaziano su tutto il significato dell’esistenza umana.