Ancora 72 ore e nel Sultanato del Brunei sarà nuovamente adottata la Sharia, la legge islamica che prevede la lapidazione per le donne che si rendessero colpevoli di adulterio o per gli omosessuali responsabili di atti di sodomia o di comportamenti conto natura. Questo è l’ultimo di una serie di fatti che riportano il Brunei indietro di anni e addirittura a regimi ancora più integralisti rispetto a quelli di Stati considerati fortemente radicali. Il Sultanato seguirà quelle che sono le indicazioni del capo di stato, il sultano Haji Hassanal Bolkiah, che già nel 2014 aveva espresso la sua intenzione di applicare la Sharia entro pochi anni.

Sharia nel Brunei: la protesta del mondo culturale e musicale, George Clooney

Inevitabilmente la notizia, ufficializzata due giorni fa e che annuncia il ritorno in vigore della pena da 3 aprile, ha fatto il giro del mondo scatenando moltissime polemiche. Molti i delegati dell’Onu che hanno presentato un memoriale alla presenza delle Nazioni Unite, delle quali il Brunei fa parte dal 1984, per invocare sanzioni nei confronti del piccolo e ricchissimo paese del Sud-Est Asiatico. Ma la protesta più risentita è arrivata dal mondo della cultura e, in particolare, da quello del Cinema e della musica. Il primo ad alzare la voce contro il sultano è stato George Clooney: “Si tratta di una legge medievale che non rispetta i diritti fondamentali dell’uomo e ne calpesta la libertà – ha detto l’attore – Per quanto mi riguarda posso solo dire che boicotterò qualsiasi attività commerciale che appartiene al Brunei a cominciare dai suoi alberghi.

Il sultanato possiede numerosi alberghi di lusso in tutto il mondo che in passato ho frequentato ma che non mi avranno più come loro ospite. Niente più voli con le loro linee aeree. E, sicuramente, non presenzierò ad alcun evento organizzato o patrocinato da quel Paese”. Gli alberghi proprietà del sultano del Brunei sono in tutto nove: tra questi il cinque stelle lusso Principe di Savoia di Milano, famosissimo per avere ospitato numerosi eventi internazionali, appena ristrutturato e a due passi dalla Stazione Centrale.

Come George Clooney anche Elton John si scaglia contro il Brunei

Non ho nulla contro quegli alberghi che sicuramente sono straordinariamente comodi e lussuosi e nemmeno contro i loro dipendenti– ha continuato Clooney – ma ritengo che questo sia l’unico modo per la gente comune di far conoscere il proprio punto di vista”. Quanta gente “comune” possa permettersi di soggiornare al Principe di Savoia non si sa.

L’altro Hotel italiano di proprietà del gruppo Dorchester del quale il sultano del Brunei mantiene la maggioranza assoluta è l’Eden di Roma. Del gruppo ha parte oltre al Dorchester di Londra anche il Beverly Hills Hotel di Los Angeles: Non posso che ringraziare George per avere preso questa iniziativa e farla completamente mia – ha ricalcato Elton John – anche io ho soggiornato in questi splendidi alberghi e mi dispiace per i dipendenti che sono persone educate e gentili che fanno il loro lavoro, ma se soggiornare lì significa mettere soldi in tasca a gente che vuole calpestare i diritti umani con leggi medievali preferisco dormire per strada”. Il Sultano del Brunei non replica, si limita a far sapere tramite i suoi portavoce che quanto deciso è legge: e dunque dal 3 aprile lapidazione per lascivi, omosessuali e adulteri e amputazione delle mani per i ladri.