Un'esecuzione, quella dell'Orchestra Regionale Filarmonia Veneta diretta da Giancarlo De Lorenzo, da "applauso corporativo", l'omaggio che i musicisti si tributano in forma silente con un ticchettio degli strumenti sul leggio quando il riconoscimento del pubblico è pieno e fragoroso. Lo ha spiegato Michele Mirabella, autore e attore di teatro, cinema, televisione, regista di opere liriche e presentatore di concerti di musica sinfonica ed operistica dalla Scala di Milano al Regio di Parma. È intervenuto il 22 marzo nella serata dedicata alle musiche di Gioacchino Rossini al Teatro Sociale di Rovigo, luogo da cui, come ha affermato mancava dal 1971 e ritrovato nella suo calore di "piccolo teatro" ampiamente dischiuso verso le bellezze dell'arte.

Con il contrappunto aulico ed accattivante che lo contraddistingue, Mirabella ha commentato i brani rossiniani presentati dalla Filarmonia: La cambiale di matrimonio, Il Signor Bruschino, L'Italiana in Algeri, La Scala di Seta, il Barbiere di Siviglia. Sono seguiti anche La Canzone di Lindoro di Paisiello, l'intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni e il preludio dell'atto primo della Traviata di Verdi. Il concerto ha ricordato Rossini nel 150^ anniversario della sua morte ed ha integrato le composizioni di musicisti posteriori per narrare la musica che attraversa la storia portandone il segno, ma allo stesso tempo la supera in un "eterno presente".

I musicisti cercano gli accordi

Lo ha detto Michele Mirabella che il primo indefettibile avvio di un concerto è la ricerca degli accordi strumentali.

Non può esserci armonia o melodia senza l'intesa fra gli strumenti, come ha raccontato anche Fellini nel suo "Prova d'Orchestra", film vincitore ai Nastri d'Argento. "L'amico Fellini - ha puntualizzato il noto conduttore di "Elisir", programma televisivo sulla salute - ha non solo diretto ma "composto" quella sua opera cinematografica e nella musica occorre "volersi bene", altrimenti non si arriva da nessuna parte".

I suoni discordanti risultano ossimorici ma Rossini ha dedicato la vita alla musica, a cominciare dagli studi al liceo musicale di Bologna su Hydn e Mozart iniziati da bambino e dalla tragedia "Demetrio e Polibio" realizzata a soli 12 anni.

Nato in un anno bisestile, il 29 febbraio 1792, il giovane Rossini fu costretto alla fuga da Pesaro per le tendenze giacobine e rivoluzionarie del padre, ma entrambi i genitori, cantante lirica la madre, suonatore di tromba il padre, gli trasmisero la passione per la musica.

"Rossini restò un reazionario - ha riferito Mirabella - ma Mazzini lo definì un "Napoleone della musica" permanendo l'incongruenza, che occupa senza soluzione storici e musicisti, sul fatto che un rivoluzionario risorgimentale potesse considerare Bonaparte un paragone laudativo". Se il melodramma lirico è stato definito "la storia di un tenore che ama un soprano ma un baritono non vuole", Rossini ha il merito di aver traghettato la musica settecentesca, legata a scritture più rigide, verso partiture libere ed ardite che fra impennate e declivi musicali lo hanno consacrato come il "Mozart italiano".