In fisica, la transizione da uno stato precedente a un altro è, negli esperimenti, monitorato con precisione. In un’era dove chimica, fisica e meccanica hanno maturato un formidabile scatto in avanti, non può essere diversamente. Ovviamente, operando in un contesto letterario, l’aspetto strettamente scientifico è solo, per la scrittrice Rachel Cusk, un ambito dal quale trattenere la serietà operativa; insieme al concetto di transizione in senso lato, ovviamente. Infatti, nel suo romanzo ‘Transiti’ (Einaudi, pag. 195) disponibile dal 19 marzo 2019, niente è lasciato al caso.

Il tema trattato incanta, di fatto, proprio per il modo altamente verosimile con il quale trasmette il raccontato ai suoi appassionati lettori.

Il racconto

La bravura tecnica della romanziera si esplica già in un plot gratificato da due linee narrative contigue e parallele. È un escamotage già usato da altri autori. D’altronde, non per forza bisogna inventare nuove tecniche di scrittura per distinguersi: basta usare l'esistente in modo originale. In ‘Transiti’, per esempio, è stato abbinato il contingente allo psicologico. Il noumeno al fenomeno, come direbbe Aristotele oppure Kant, che pure li tratta come opposti. Particolare importanza riveste nell’economia della storia del libro, il fatto che la narratrice presenti i suoi diversi personaggi centellinandoli nelle loro apparizioni.

Questo modo – il fatto di essere figure senza contiguità con le altre – risulta al lettore quasi straniante, poiché a collegare le loro presenze concorre solo la penna dell’autrice che le ha inventate. Comunque, tutto ruota intorno alla protagonista – una scrittrice – che decide di andare ad abitare a Londra.

Fuga dal passato

Va da sé che, quando un individuo programma di raggiungere un altro punto geografico, come in questa situazione, la cosmopolita Londra, ha qualcosa da chiarire: soprattutto a se stesso. Le tesi principali sono due: o si sta cercando di guadagnare una esistenza più luminosa o si sta fuggendo. Nel caso del personaggio così ben disegnato da Rachel, verrebbe da dire che la tesi vincente sia quella della fuga.

D’altronde, perché non si dovrebbe optare per questa scelta? Le ragioni ci sono tutte: la sua esperienza matrimoniale è giunta al capolinea; i figli sono lontani dai suoi occhi; il futuro somiglia più a una giornata di pioggia invernale londinese. Quindi, il tentativo di acquistare un appartamento non pronto ma da ristrutturare, risulta la chiave di volta per comprendere quello che umanamente sta attraversando la protagonista. Insomma, il voler dare una nuova versione a una architettura, collima con precisione millimetrica alla ricostruzione psicologica della donna.