È disponibile da qualche giorno il nuovo lavoro, uscito il 16 maggio, dello scrittore Mimmo Parisi, “La stella di Geq” (LFA Publisher, pag. 202). Il romanziere bolognese, come noto ai suoi fan, predilige per i suoi plot figure di protagonisti che con enorme tenacia riescono a guadagnarsi il proprio posto nel mondo. Comunque, il punto di vista dell’autore è lontano dal proporre – in questa narrazione come nelle altre di precedente pubblicazione – una trama che si inerpichi fra le pagine del libro usufruendo di ‘effetti speciali’ gratuiti. Niente è dato per scontato per il protagonista che deve trovare la via d’uscita ai suoi problemi, contando sostanzialmente sulle proprie capacità di reazione contro un fato ingrato.
Trama del romanzo
Il dottor Scudi lavora in un ospedale della Puglia; è ginecologo. E, quasi a tener fede estrema alla propria professione che nel suo caso è intesa come missione, a casa ha 50 figli. Alcuni sono i suoi figli naturali; la stragrande maggioranza li ha adottati. Il fatto è che, in quel dopoguerra pugliese dove, come del resto in quasi tutto il meridione, non ci sono grandi mezzi. Quindi e per forza maggiore, uno sparuto numero di famiglie disperate e ragazze madri affidano allo Stato o, in casi estremi, al destino, i figli. La prima ramificazione dello Stato, nel reparto dove opera il medico, è proprio lo stesso professionista che non riesce assolutamente a limitarsi al proprio dovere e basta: quando comprende che un bimbo non ha un luogo che l’aspetta, se lo porta a casa e sbriga le pratiche di adozione.
Un mattino, lui e la moglie sentono un pianto provenire da dietro la loro porta di casa: è un bimbo di pochi mesi con gravi problemi intellettivi. Qualcuno, confidando nella bontà dei due coniugi, ha lasciato un fagotto con il piccolo di nome Geq e che, in seguito, rivelerà perfino la propria appartenenza di sangue alla famiglia del medico.
Il destino in un nome
Il fil rouge sotterraneo che lega in superficie gli eventi che nel romanzo trovano posto intorno al protagonista, individua un tratto simbolico pronto a riassumere le varie temperie che agitano il raccontato in un nome: ‘Geq’ che, in seguito, si trasformerà in ‘Jack’. Questo nome funziona come potente catalizzatore pronto a deflagrare – nel bene e nel male – nei diversi dirupi che il destino presenta al personaggio principale: è nel passaggio dalla prima forma (Geq) alla seconda (Jack) il nocciolo della storia.
La vicenda trova ospitalità temporale nell’immediato dopo guerra. Quando la seconda guerra mondiale, nel 1945, chiude la sua nefasta presenza – tra i comprensibili sospiri di sollievo di chi è pronto a rimboccarsi le maniche – rimangono le macerie, morali e fisiche, da rimuovere con la forza di tutti. Tuttavia, per Geq il discorso non è chiuso: per lui la guerra non sarà mai finita.