Nicola Lagioia, già Premio Strega con il romanzo "La ferocia" nel 2015 e poi dal 2017 direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, ha annunciato l'8 febbraio su Facebook e Instagram che non parteciperà nuovamente al Premio Strega con l'ultimo suo lavoro "La città dei vivi".

La smentita da parte dello scrittore barese è stata necessaria dopo che diverse testate giornalistiche avevano dato quasi per certa la sua candidatura al premio, visto anche il grande successo ottenuto dal romanzo.

Nicola Lagioia vuole 'fare un passo indietro'

Con un post sul proprio profilo pubblico su Facebook e su quello Instagram Nicola Lagioia ha spiegato di essere stato effettivamente candidato al Premio Strega.

Ha ringraziato chi ritiene adeguato il suo libro ad un premio così prestigioso, ma ha anche affermato che non parteciperà con "La città dei vivi". Ha ritenuto comunque di dover fornire una spiegazione in merito. Scrive infatti Lagioia che, al di là della candidatura formale, bisogna essere evidentemente pronti a partecipare a un Premio così importante. L'autore dichiara che fare ogni tanto un passo indietro sia un buon insegnamento, una sorta di scommessa. Spiega anche di essere un autore di suo piuttosto "lento", a cui occorre del tempo per scrivere dei romanzi e con quello stesso spirito, quindi, sembra non voler precipitare le cose adesso.

'La città dei vivi', un grande successo

Il libro "La città dei vivi", uscito a ottobre 2020, si è subito affermato nelle classifiche dei Libri più venduti nel 2020 su vari social e riviste, inoltre ancora oggi nel 2021 continua a riscuotere grande successo.

Si è classificato secondo nella classifica di qualità dei libri del 2020 di La Lettura (inserto del Corriere della Sera) dove nel numero del 17 gennaio figura al decimo posto tra i libri di narrativa italiana più venduti. Le varie recensioni sono state molto spesso entusiaste, anche considerato il tema.

Il romanzo verità di Nicola Lagioia

"La città dei vivi" tratta, infatti, del terribile caso di cronaca di Luca Varani, il quale perse la vita ucciso da due giovani di buona famiglia. Del romanzo è stato lodato lo stile, l'onestà e il rispetto per la vicenda, in quanto l'autore non sembra voler mai giudicare gli assassini.

Quella stessa onestà gli ha fatto, evidentemente, prendere la decisione di farsi da parte, forse anche per non "lucrare" su una storia così drammatica.