Marracash si è concesso ai microfoni del settimanale GQ Italia per una corposa intervista – rilasciata prima dell'uscita del suo ultimo disco "Noi, Loro e gli altri", ma pubblicata in edicola soltanto oggi, 2 dicembre 2021 – in cui ha toccato svariate tematiche, senza mai sfociare nel gossip relativo alla fine della relazione con Elodie o all'ultimo episodio dell'eterno scontro con Fedez.

Il "King del Rap" ha parlato prevalentemente di musica, dichiarando a chiare lettere di avere già un nuovo progetto in cantiere, nonostante il suo ultimo album, disco d'oro dopo una sola settimana, sia uscito soltanto a metà novembre.

Marracash pensa già a nuova musica: 'In ballo progetti più hip hop'

Già rispondendo alla primissima domanda, relativa a "Noi, Loro e gli altri", nel sottolineare la differenza tra gli ultimi due lavori rispetto al resto della sua discografia, Marracash ha avuto modo di dichiarare esplicitamente di "avere in ballo dei progetti più hip hop". Queste le sue esatte parole: "Ho degli altri progetti in ballo che se vuoi sono anche più hip hop, non che questo (Marracash si riferisce a Noi, Loro e gli altri, ndr) non lo sia, però più canonici per me ecco".

Successivamente Marracash si è trovato a rispondere ad una domanda su un eventuale ingresso nel mondo del cinema – che l'artista milanese ha definito come sua seconda passione dopo la musica – in qualità di autore o sceneggiatore.

Nel rispondere, l'autore di "Chiedi alla polvere" è tornato a parlare di nuovi progetti musicali, lasciando intendere di non avere al momento tempo per altro. Queste le sue parole: "Amo il cinema, è senza dubbio la mia seconda passione dopo la musica. Mi piacerebbe scrivere qualcosa per il cinema più che fare l’attore. Però, veramente: in questo momento ho in mente solo la musica, ho già un altro progetto in cantiere.

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Marracash e l'insofferenza alla fama: 'Non mi interessa essere conosciuto all'estero'

Nel corso della chiacchierata Marracash ha avuto modo di ribadire di non essere particolarmente interessato ad ottenere successo al di fuori dei confini nazionali. Non soltanto per la sua, ormai nota, insofferenza alla fama – "Almeno all'estero posso andare in giro tranquillo" – ribadita a chiare lettere, più volte, anche nel corso dell'intervista, con frasi abbastanza eloquenti come "Onestamente a me essere famoso rompe un po' i cogl...".

Quello del rapper della Barona è anche e soprattutto un discorso artistico e comunicativo:

"Non so se io sarei mai in grado di comunicare in un'altra lingua – ha spiegato – e far arrivare quello che sono, è quello che funziona di me alla fine".

Marracash: 'Nel rap di oggi più intrattenitori che artisti"

Non sono mancate le analisi sullo stato di salute generale della scena rap in Italia, ormai presentata direttamente come espressione di una "cultura dominante", circostanza ormai pacifica, ma proprio per questo in sostanziale antitesi con la scena rap delle origini.

Sul tema, come già fatto in passato, Marracash ha sottolineato la sostanziale differenza tra i rapper della sua generazione, cresciuti in un'epoca in cui il genere era ascoltato da un una nicchia ristretta e non aveva una vera e propria economia – l'esatto contrario di oggi – rispetto ai giovani rapper contemporanei o aspiranti tali, cresciuti spesso con il mito del rapper di successo:

"Secondo me me lo spirito del rap è ancora molto vivo – ha spiegato l'autore di "Sì Sì con la testa" – nonostante tante cose siano radicalmente cambiate.

La differenza più eclatante è che ora sono entrati in ballo una marea di soldi. Questo fa sì che i giovani siano potenzialmente a un passo dal guadagnare cifre rilevanti in tempi rapidissimi, e questo a sua volta fa sì che il genere attiri personaggi molto diversi tra loro. I rapper della mia generazione avevano una predisposizione a questa musica che era fatta di un misto tra ossessione e di ricerca di libertà, anche perché i soldi non c'erano proprio, erano veramente un miraggio. Ora invece, i soldi nel rap sono la realtà, la normalità, di conseguenza, all’interno del nostro ambiente, ci sono più intrattenitori che artisti.

Io non dico che ci sia qualcosa di male, capiamoci, però ormai è un dato di fatto: ci sono carriere nel mondo della musica che sono costruite più sul concetto di testimonial che di musicista. Questo accade quando un genere diventa così grande, quindi variegato, e all’interno di esso non è più detto che tutti facciamo lo stesso mestiere, è normale, ci sta".