È stato recentemente proiettato al Pop Up Medica Cinema 4k di Bologna Comandante, film di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino nei panni di Salvatore Todaro. La pellicola, ambientata agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, racconta dell'impresa storica del comandante del sommergibile Cappellini della Regia Marina: mettere in salvo ventisei naufraghi di nazionalità belga, condannati ad annegare in mezzo all’oceano, per sbarcare nel porto sicuro più vicino, come previsto dalle norme della marina. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi individuabile anche alle forze nemiche e mettendo a rischio sia la sua vita che quella del suo equipaggio.
La redazione di Blasting News ha colto l'occasione per porgere qualche domanda all'attore protagonista Pierfrancesco Favino.
Pierfrancesco Favino si esprime sulla recitazione in dialetto veneto
"Non è la prima volta che provato a recitare in veneto, ma sono stato aiutato sul film", ha esordito così l'attore Pierfrancesco Favino. "Dico che sarebbe stato molto facile fare di questo personaggio una persona immediatamente empatica", ha poi proseguito l'interprete di Salvatore Todaro in Comandante.
"Sarebbe stato facile chiedere al pubblico di vederla più semplicemente all'interno di una personalità così complessa e anche sfuggente", ha inoltre dichiarato Favino.
"C'è il veneto, ma non quel tipo di dialetto veneto tipico, però secondo me vale dare l'opportunità a chi guarda il film di entrare pian piano nella vita di questo uomo in una maniera quasi più spigolosa", ha spiegato l'attore romano.
"È molto interessante fare un film e scoprire che cosa c'è di nuovo e di significativo all'interno di quest'uomo, proprio come siamo fatti tutti quanti noi. Credo che il veneto vada oltre alla realtà, alla vita di quest'uomo e che desse l'opportunità di consentire a questa storia di svelarsi con un po' di mistero e di lentezza così come la sceneggiatura sembrava fare", ha concluso Favino.
La biografia di Salvatore Todaro
Originario di Messina, Salvatore Todaro emigrò in Veneto, acquisendo la marcata cadenza del luogo. Dal 18 ottobre 1923 divenne Allievo dell'Accademia Navale di Livorno, poi ottenne la nomina a Guardiamarina e infine l'avanzamento a Sottotenente di Vascello, per poi seguire a Taranto il Corso di Osservazione Aerea.
Nel 1933 a La Spezia ebbe un incidente alla spina dorsale, cadendo da un aliscafo e fu obbligato a portare il busto per il resto dei suoi giorni. Nel 1936 cominciò ad esercitare servizio con la 146a Squadriglia Idrovolanti di Cagliari Elmas, per imbarcarsi poi nel 1937 su di un sommergibile che interveniva sulle acque iberiche durante il conflitto di Spagna. Dal giugno 1940 riuscì ad aggiudicarsi la carica di Capitano di Corvetta: prima comando del sommergibile Manara e poi Cappellini. La notte fra il 15 e il 16 ottobre 1940 Todaro affondò il piroscafo belga Kabalo, nonostante quel periodo della Seconda Guerra Mondiale il Belgio fosse ancora neutrale. A quel punto vide 26 naufraghi in difficoltà e decise di portarli a bordo indirizzandosi verso le Azzorre, approdando il 19 ottobre 1940.
Todaro però venne rimproverato per comportamento non adeguato alle necessità di guerra di un battello che attraversava il mare durante un servizio di pattuglia. Nel dicembre 1942 perse la vita a causa di un'incursione da parte di un velivolo, mentre era a bordo del motopeschereccio armato Cefalo.