Sabato 7 giugno 2025, dalle ore 11 alle 19, la Galleria Umberto Di Marino a Napoli inaugurerà negli spazi di Casa Di Marino Loophole, la prima mostra d'arte personale in Italia dell'artista algerino Massinissa Selmani. L'esposizione sarà visitabile fino al 14 settembre 2025 in Via Monte di Dio 9 a Napoli e promette di essere un evento di risonanza, un'occasione per addentrarsi in un universo artistico dove il disegno, strumento primario e prediletto da Selmani, si fa veicolo di una narrazione acuta e destabilizzante, affiancato da installazioni concepite appositamente per dialogare con l'architettura ospite.

Loophole: un lemma polisemico per l'opera di Massinissa Selmani

Il termine "Loophole", che dà il titolo alla mostra, è di per sé una dichiarazione d'intenti, un lemma polisemico che racchiude l'essenza della ricerca di Massinissa Selmani. Non è semplicemente una "scappatoia", ma si configura anche come "feritoia", un'apertura stretta attraverso cui spiare o da cui, forse, intravedere una via di fuga; un potenziale "deragliamento della storia ufficiale", un varco per eludere le maglie del sistema. Questa ambiguità intrinseca si riverbera con straordinaria coerenza nei paesaggi visivi e concettuali che l'artista costruisce.

Massinissa Selmani invita a forzare i limiti percepiti della realtà, a praticare brecce metaforiche nei muri delle convenzioni per inventare nuove traiettorie.

È un concetto, questo, che a Napoli risuona con una familiarità quasi ancestrale: una città costellata di loopholes architettonici e sociali, dove la linea di demarcazione tra il formale e l'informale è costantemente porosa, rinegoziata, e dove la protesta stessa assume spesso le forme di un'assimilazione e riscrittura dei codici del potere, trasformando la regola in un'eccezione feconda, e viceversa.

Il ribaltamento della logica nell'opera minimale nei disegni

L'opera di Massinissa Selmani, nato ad Algeri nel 1980, si nutre di questa fertile tensione. I suoi disegni, caratterizzati da una forma essenziale, quasi minimalista, con figure isolate che paiono fluttuare in spazi surreali definiti da sfondi interamente bianchi, diventano essi stessi dei loopholes.

Lungi dal mirare alla costruzione di narrazioni monumentali, totalizzanti, che pretendano di universalizzare la condizione umana, la sua pratica si insinua negli interstizi, proponendo una possibilità alternativa, priva di una netta contrapposizione dialettica. I personaggi che popolano le sue carte – sospesi, comici nel loro spaesamento, enigmatici – non manifestano un'aperta ribellione né una supina obbedienza; sembrano piuttosto intenti a scorgere sentieri imprevisti, smarrendosi deliberatamente in "buchi narrativi" e continui ribaltamenti della logica comune.

Ogni singolo disegno si trasforma così in una fessura, una crepa sottile che mette a nudo gli assurdi inciampi di una presunta realtà monolitica, la quale non riesce più a serrare il cerchio su sé stessa, aprendo invece infinite soglie attraverso cui il possibile può filtrare, insinuarsi, manifestarsi.

Un sabotaggio gentile disegnato dall'artista

Questa operazione, che Massinissa Selmani stesso definisce un "sabotaggio gentile", si dispiega su molteplici piani: tecnico, sociale, storico e narrativo. L'artista, che ha studiato informatica in Algeria prima di diplomarsi all'École supérieure des beaux-arts di Tours in Francia, attinge con frequenza all'immaginario della fotografia di stampa dei quotidiani cartacei.

Da questo bacino iconografico, Massinissa Selmani estrae e rielabora immagini che lasciano affiorare i segni di una tragedia latente, o le premesse di una violenza sfuggente, quasi imminente, ma mai esplicitamente rappresentata. Il potenziale finzionale che ne scaturisce, sostenuto da posture, gesti e frammenti architettonici volutamente familiari, resiste strenuamente a ogni tentativo di univoca collocazione temporale o spaziale, proiettando lo spettatore in una dimensione di sospensione critica.

È un equilibrio sapiente tra il comico e il tragico, dove l'architettura stessa viene introdotta e interrogata come strumento di potere, capace di definire, contenere, ma anche di essere sovvertita.

Scardinare i codici del linguaggio dominante

L'approccio di Massinissa Selmani potrebbe essere letto attraverso la lente della "letteratura minore", così come concettualizzata da Deleuze e Guattari. Non si tratta di una forma d'arte ridotta o marginale per carenza di mezzi, bensì di una pratica che, muovendo da una posizione apparentemente periferica, riesce a scardinare i codici del linguaggio dominante agendo dall'interno, forzandoli e piegandoli a nuove significazioni.

Massinissa Selmani, infatti, restituisce un mondo in cui l'architettura non ambisce a delimitare in modo definitivo, il gesto si manifesta fuori tempo, e le figure si muovono secondo una logica che non è né di adesione né di devianza manifesta, ma si colloca "di traverso", obliquamente rispetto alle aspettative.

La narrazione che ne emerge è scandita da una sorta di macchina che sembra auto-disfarsi progressivamente, minando il confine labile tra evento e finzione, tra documento e costruzione fittizia, lasciando così il campo aperto al possibile e all'imprevisto.

In questo processo, anche il ruolo dell'artista-narratore si carica di ambiguità. Selmani dissemina la storia di equivoci, incertezze, indizi fuorvianti, riecheggiando la complessità borgesiana, dove un racconto può iniziare con uno scrittore che sta ancora meditando di scrivere quel racconto. Nonostante questa struttura intrinsecamente instabile, fatta di slittamenti semantici, buchi narrativi e finzioni dichiarate, l'azione – disegnata con precisione chirurgica – resta sempre, sorprendentemente, nitida e perfettamente descritta.

È in questa chiarezza enigmatica che risiede molta della forza del lavoro di Massinissa Selmani, capace di testimoniare l'assurdità di certi comportamenti umani attraverso scene esagerate, eppure stranamente plausibili nel loro contesto fittizio.

Carriera d'artista consolidato a livello internazionale

La carriera di Massinissa Selmani è costellata di riconoscimenti che ne attestano la rilevanza nel panorama artistico internazionale. Una menzione speciale della giuria alla 56ª Biennale di Venezia nel 2015 ha segnato un momento significativo, seguita da prestigiosi premi come l'Art Collector Prize e il Premio Sam Art Projects per l'arte contemporanea nel 2016.

La sua recente nomina per il Premio Marcel Duchamp nel 2023 conferma ulteriormente il consolidamento della sua posizione.

Le sue opere sono state esposte in musei e istituzioni di prim'ordine, dal Centre Pompidou di Parigi al Palais de Tokyo, dalla Biennale di Lione al Modern Art Oxford, e fanno parte di collezioni prestigiose come quella del British Museum e della Samdani Art Foundation.

Casa Di Marino offre una nuova occasione artistica

La mostra Loophole alla Galleria Umberto Di Marino si presenta dunque come un'occasione imperdibile. Per il pubblico napoletano e per i visitatori, rappresenta la possibilità di confrontarsi con un artista che ha fatto della sottrazione, dell'allusione e dell'ironia i suoi strumenti privilegiati per indagare le complessità e le contraddizioni del presente. Per i giovani, in particolare, l'incontro con il lavoro di Massinissa Selmani può offrire stimoli preziosi: un invito a non accettare acriticamente le narrazioni dominanti, a cercare i propri "loopholes" personali e collettivi, a riconoscere nell'arte uno strumento per affinare lo sguardo critico e per immaginare alternative.

L'opera di Massinissa Selmani, con la sua capacità di mettere a confronto, giustapporre e persino sovrapporre elementi eterogenei in un contesto sistematicamente celato, incoraggia una visione attiva, partecipativa, che vada oltre la superficie per cogliere le dinamiche sottili che governano il nostro agire e il nostro percepire.

In un mondo sempre più saturo di immagini e di certezze gridate, l'approccio di Massinissa Selmani – quel suo "sabotaggio gentile" della norma – apre spazi di respiro e di riflessione, dimostrando come l'arte, anche nella sua forma più essenziale come il disegno, possa ancora generare cortocircuiti illuminanti, facendoci intravedere, attraverso le sue feritoie, l'infinita, e talvolta assurda, possibilità del reale.