Nei giorni scorsi, vi avevamo parlato di quanto la lingua salentina sia cambiata negli ultimi decenni. Come ogni lingua, anche quella salentina, essendo viva, si modifica quotidianamente ed è pronta ad assorbire nuove parole ed a perderne delle altre. Proprio su questo punto ci eravamo soffermati, parlandovi di 5 parole che ormai non si usano più. Dopo la pubblicazione del nostro articolo, c'era stata una vera e propria ondata di reazioni sui social, con oltre 1.000 commenti ricevuti sulle varie pagine facebook. Una di esse, "Amolecce", ha chiesto ai suoi lettori di scrivere i termini più antichi nel dialetto salentino che venissero in mente.
Tra questi, ne abbiamo scelti 7 che suscitano emozioni a tutti: fanno ricordare momenti del passato, fanno pensare ad un Salento che non c'è più.
Le 7 parole del dialetto antico che fanno commuovere
Vancutieddrhu: termine utilizzato nel passato e ormai quasi del tutto finito nel dimenticatoio. Si tratta di un piccolo scanno, che fungeva nel passato da scala per prendere qualche oggetto posto su mobili alti oppure veniva utilizzato per sedersi in momenti di riposo molto brevi.
Muddrhicazze: termine ormai sparito del tutto ed utilizzato nel passato, soprattutto nel Centro- Est del Salento, nei paesi tra Lizzanello e Calimera, Castri di Lecce e Melendugno. Significa letteralmente "polpacci".
Lissia: se conoscete questa parola è soltanto perchè almeno una volta avete sentito il famoso proverbio: "cu lavi la capu allu ciuccio, nde perdi la lissia" (letteralmente "se lavi la testa all'asino, perdi anche il sapone").
Nella vita di tutti i giorni, però, questo termine è completamente sparito: si tratta di un detersivo, che in passato veniva fatto con la cenere.
Catta pignata: si tratta di una parola utilizzata soprattutto nel meridione salentino e che indicava il pipistrello. Anche questo termine, nel tempo, è andato completamente nel dimenticatoio e di certo non fa parte del lessico quotidiano dei salentini.
Ammace: questa parola veniva utilizzata per indicare l'ovatta (nelle zone limitrofe a Lecce, veniva usata la variante "bambace" che indicava la stessa cosa). Il detto: "Sia ca sì natu intra l'ammace" significava letteralmente "sembra che sei nato nell'ovatta".
Tarloce: parola che indicava l'orologio, nella zona Nord del Salento era detto anche "tarlociu".
Tamantile: questo termine può essere ancora utilizzato ancora oggi dalle signore anziane. Letteralmente indica il grembiule utilizzato dalle casalinghe.