Spesso accade che le confezioni di make up o di detergenti siano strutturate in modo da far fuoriuscire il prodotto con un meccanismo a pompa o a spruzzo e purtroppo nella maggioranza dei casi non si riesce mai a "spremerlo" del tutto. Se la confezione è in plastica morbida può essere tagliata per recuperare il prodotto, ma se è in vetro o plastica dura è impossibile e dobbiamo buttarla via con spesso il 25% del cosmetico ancora dentro. Un esperimento condotto da una testata svizzera che tutela i consumatori, "Bon à savoir", ha dimostrato che dispenser e flaconi sono appositamente progettati perchè una parte del cosmetico rimanga in fondo inutilizzato, così da spingere il consumatore a ricomprarlo prima del previsto.

Questo va ad incidere sul costo, perchè il prezzo non copre più il 100% del prodotto ma in certi casi solo il 75%.

Le quantità perdute

Il prodotto inutilizzato va dal 10 al 25%, a seconda del tipo di flacone usato e della marca. Il test è stato condotto su 10 cosmetici, creme e lozioni per il corpo, che hanno un erogatore "a pompetta". Quando il rpodotto non veniva più erogato dal dispenser , è stata controllata la quantità di quello avanzato,e, tranne 1 sola eccezione, negli altri 9 casi il residuo del fondo del contenitore variava dal 10% al 25%, più precisamente dal 9,1% al 24,8% del prodotto. In termini di costi significa una perdita per il consumatore: prendendo ad esempio un flacone di una delle marche testate, il latte Clarins Firm Bust, che ha un costo al dettaglio di 77,50 franchi per 50 ml, si è visto che il residuo impossibile da consumare vale più di 19 franchi, ovvero 16 euro.

L'alternativa

Eppure uno dei marchi testati utilizza un dispenser "onesto": è il siero della Zoe, il Zoe Revital Sérum, il cui flacone permette di consumarne fino all'ultima goccia. In che modo? Il flacone è stato progettato con un dispenser che ha un tubo aspiratore diverso: esso arriva in fondo ed ha un sistema di aspirazione a pressione negativa che riesce a spingere fuori il contenuto pur se minimo.

Le altre aziende cosmetiche conoscono da tempo il problema ma hanno ritenuto economicamente più proficuo adottare un sistema che lasci lo scarto. Il portavoce di una delle aziende contattate per avere spiegazioni, la Body Shop, ha ammesso di conoscere il problema ma afferma che si tratterebbe di minime quantità o lievi tracce. Ma il test ha dimostrato quantità ben più consistenti di piccole tracce, in alcuni casi si parla di un quarto del prodotto.