Le guerre, le carestie, i cambiamenti climatici, la fame nel mondo e i test nucleari fanno parte di un insieme di elementi che, anno dopo anno, rischiano di trascinare l'umanità verso la fine del mondo. A partire dal lontano 1947, un gruppo di scienziati dell'Università di Chicago ha introdotto il cosiddetto "orologio dell'apocalisse" (in inglese "Doomsday Clock") che, simbolicamente, segna il tempo che mancherebbe ad una catastrofe di proporzioni planetarie.

Proprio la mezzanotte, infatti, indica il momento in cui la Terra sarebbe destinata a finire, mentre i minuti precedenti rappresentano la distanza dall'evento.

Se prima del 2007 la minaccia principale per l'umanità era rappresentata unicamente dal rischio di una guerra atomica, a partire proprio da quell'anno si è deciso di legare lo spostamento delle lancette anche ad altri fenomeni potenzialmente catastrofici come l'effetto serra, i cambiamenti climatici o le armi biologiche.

Dal 2018 l'orologio è fermo alle ore 23:58, come confermato dal Bulletin of the Atomic Scientists, un ente che al suo interno vanta la presenza di 14 premi Nobel che si battono per il disarmo nucleare. Solo nel 1953, anno in cui è stata sviluppata la bomba all'idrogeno, il mondo era già stato così vicino ad un'eventuale fine.

Nel 1991, invece, con la conclusione della guerra fredda, le lancette hanno raggiunto la massima distanza dalla mezzanotte (ben 17 minuti).

Cambiare si può

Secondo gli scienziati esiste una strada da percorrere per riportare indietro le lancette del "Doomsday Clock", ma purtroppo ad oggi sarebbe sempre meno battuta dai governi e dalla popolazione globale. Rachel Bronson, presidente dell'organizzazione, durante una recente conferenza stampa indetta a Washington, ha dichiarato che la speranza è che Stati Uniti e Russia procedano con il disarmo nucleare e sottoscrivano degli accordi pacifisti.

Inoltre ha invitato i cittadini americani a far sentire la propria voce contro la politica di Trump che ha tagliato i fondi agli scienziati che si occupano di studiare le condizioni climatiche.

Insomma, da una parte è tutto nelle mani dei potenti, ma dall'altra anche il resto dell'umanità è chiamata ad agire con maggiore concretezza per migliorare lo stato di salute del pianeta.

Ad esempio, per provare a contrastare i cambiamenti climatici, sarebbe necessario innanzitutto ricominciare a piantare degli alberi su di una superficie pari a quella del Canada e, al contempo, mettere da parte il ricorso al carbone e utilizzare le fonti energetiche rinnovabili.

Combattere per il presente e il futuro

Dunque, se si tiene conto dell'orologio dell'apocalisse, sembra che l'umanità stia davvero rischiando di estinguersi in breve tempo, ma non tutto è perduto. Infatti è necessario che la popolazione globale cominci ad avere maggior cura della Terra, evitando di sfruttarne in maniera eccessiva risorse e materie prime com'è accaduto negli ultimi 60-70 anni. Bisogna farlo non solo per il presente, ma anche e soprattutto per le generazioni future che abiteranno il pianeta.