La maternità mancata è una forma di lutto molto particolare: si soffre per la mancanza di qualcuno che non si è mai conosciuto. Un dolore atroce che si nutre del tempo e che, di mese in mese, di test in test si fa sempre più insopportabile. Nonostante sia una problematica che coinvolge milioni di donne è sempre molto difficile parlarne perché va a toccare qualcosa di intimo, di atavico. Purtroppo, come spesso accade anche per altre tematiche, solo chi attraversa l'impervio percorso dell'infertilità può comprendere quanto questa situazione sia emotivamente logorante. E, come se non bastasse, molto di frequente, anche la comunità stigmatizza la situazione con commenti non richiesti, supposizioni e parole che non fanno che acuire la sofferenza. Di seguito alcuni esempi abbastanza classici di comportamenti da evitare e nell'incertezza ricordarsi sempre di un verso di Iacopo Badoer “Un bel tacer mai scritto fu”.
Colpevolizzare
“Hai aspettato troppo” o “Sei stata egoista, hai preferito la carriera” e frasi simili sono una tentazione troppo ghiotta per chi aspira al ruolo di censore. Se si hanno buone intenzioni, invece, vanno evitate perché non aiutano e fanno solo aumentare la frustrazione e un senso di colpa inutile.
Non pensarci
Facile, facilissimo. Specialmente per una donna che quotidianamente fa test di ovulazione, punture ormonali o, semplicemente, muore dal desiderio di avere una gravidanza. Come non vedere un elefante rosa in salotto.