Sono giorni concitati per quanto riguarda i processi a carico di Silvio Berlusconi. Cinque giorni dopo la condanna in Appello del processo Mediaset, è arrivata la dura requisitoria del pm Ilda Boccassini sul processo Ruby. Il pm ha presentato con questa le sue conclusioni e richieste rispetto ai reati di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile imputati a Berlusconi in questo frangente, in attesa della sentenza fissata al 24 giugno.

Durante la requisitoria sono state ripercorse le tappe della vicenda che ha portato alla celebrità Karima al Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, dai primi contatti con Emilio Fede in Sicilia, alle serate ad Arcore, fino al fermo per furto nel maggio del 2010 che portò alla "colossale balla" della parentela con Mubarak, come è stata definita dalla stessa Boccassini.

Il pm ha parlato di "un sistema prostitutivo organizzato" attorno alla villa di Arcore e alla persona di Berlusconi, ricostruendo poi minuziosamente gli eventi dell'incriminata notte in Questura: l'innesco che fece esplodere il caso nell'opinione pubblica. Alla fine della lunga requisitoria, Ilda Boccassini ha chiesto per Berlusconi sei anni di reclusione (cinque per sfruttamento della prostituzione minorile, uno per concussione) e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Inutile dire che le reazioni dal Pdl e dagli ambienti vicini a Berlusconi sono state immediate, gridando alla persecuzione giudiziaria e ad una magistratura di parte. La Santanché, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo ha paragonato le indagini sul Cavaliere al film "Le vite degli altri", incentrato sugli spionaggi della Stasi nelle vite private dei cittadini nella Berlino Est del 1984.

Anche Sallusti su "Il Giornale" ha parlato di spionaggio "per costruire il reato", commentando la richiesta del pm come un "ergastolo politico". Si è collocato sulla stessa lunghezza d'onda anche Nitto Palma, il nuovo presidente della Commissione Giustizia al Senato (una nomina che ha fatto discutere).

Mentre gli animi del Pdl si dimostrano esacerbati dalla crociata contro la Magistratura, un monito a rispettarne l'operato è arrivato dal Pd, nella figura di Luigi Zanda, che, pur restando sul vago, ha ricordato come "troppa parte della politica" sia stata negli ultimi anni coinvolta in rapporti negativi con la giustizia.