Calendario beffardo. Mentre oggi la Corte dei Conti sferra un attacco alla manovra economica, un altro martedì 29 ottobre, esattamente del 1929, la più grande Borsa Valori del mondo (New York Stock Exchange) subiva un crollo drammatico che di fatto sancì l'inizio della grave depressione economica che in poco tempo si diffuse su tutto il pianeta.

Tale giornata fu ricordata dalla storia come il "martedì nero": infatti il prezzo delle azioni di numerose imprese multinazionali, come ad esempio la General Electric, subì una vertiginosa caduta, come conseguenza di un periodo nefasto del mercato finanziario statunitense.

Dopo la prima guerra mondiale, i presidenti Usa che si succedettero (Harding, Coolidge e Hoover) attuarono una politica economica di crescita, favorendo la nascita di numerose imprese industriali, bancarie e finanziarie, senza porre limiti alle loro attività speculative. In particolar modo la Federal Reserve espanse il credito con tassi di interesse irrisori e crescita della base monetaria e vi fu un incremento del valore delle azioni industriali, senza però un conseguente aumento della produttività; successivamente, temendo un eccesso speculativo, la FED aumentò i tassi proprio alla vigilia del crollo del 29 ottobre, data in cui l'indice delle quotazione crollò di ben 43 punti (quasi il 13%) scatenando il panico tra gli investitori che si riunirono fuori Wall Street.

L'effetto fu drammatico per l'economia statunitense e mondiale: il crollo della Borsa colpì soprattutto la media borghesia, che aveva investito i propri risparmi nei mercati finanziari e come diretta derivazione il settore industriale, costretto a ridurre personale e salari delle proprie attività.

La crisi ebbe inevitabili ripercussioni con le più importanti economie mondiali, che avevano instaurato saldi legami con quella statunitense: a farne le spese furono i Paesi europei che si erano affidati agli aiuti degli Stati Uniti per rilanciarsi, ossia Gran Bretagna, Austria e Germania, trascinando anche Francia e Italia.

La disoccupazione dilagante e la chiusura dei liberi scambi di merci misero in ginocchio milioni di persone; solo grazie al piano economico redatto da Roosevelt (New Deal) e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l'economia mondiale ritrovò un nuovo slancio di produttività.