Che cos'è il cuneo fiscale, e perché tutti parlano in questi giorni di taglio del cuneo fiscale? Per capirlo, bisogna innanzitutto chiarirsi le idee su cosa sia il cuneo fiscale, e cioè la differenza tra quanto un dipendente costa all'azienda che l'ha assunto e quello che invece quest'ultimo riceve in busta paga come netto. Tagliare il cuneo fiscale, quindi, significa incidere su questa differenza, in modo da farla diminuire.

Si può agire, perciò, su due leve: o permettere, attraverso il taglio dell'Irap, che le aziende spendano meno per ogni lavoratore assunto (sperando così di rilanciare le assunzioni); oppure permettere al lavoratore di ricevere una busta paga più alta, agendo sull'Irpef (e in questo modo si dovrebbero rilanciare i consumi).

Lo scenario migliore possibile per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale, ovviamente, è quello in cui viene ridotta sia l'Irap che l'Irpef.

C'è un esempio classico che chiarisce ulteriormente di che cosa parliamo quando parliamo del taglio del cuneo fiscale. Prendiamo il costo di un lavoratore tipo per un'azienda e poniamo che questo sia 100. Di questo 100, solo il 54% arriva nella busta paga del lavoratore, il 46% che rimane fuori va in contributi che deve pagare il lavoratore - e che sono pari al 20% - e in contributi che invece deve pagare l'azienda, che valgono per il 26%.

Il governo Renzi ha promesso di intervenire pesantemente sul cuneo fiscale, investendo circa dieci miliardi di euro. Se davvero si riuscisse non c'è dubbio che si tratterebbe di un'ottima mossa, ma come sempre in questi casi c'è prima da capire dove si possono trovare le risorse