L'Unione Europea bacchetta e mette in mora l'Italia per la lentezza con la quale la Pubblica Amministrazione paga i propri debiti. La procedura d'infrazione, aperta da Bruxelles con la lettera di messa in mora inviata in data odierna, darà all'Italia due mesi di tempo per regolarizzare la propria posizione ed uniformarsi alla normativa europea; in caso contrario, il nostro Paese sarò costretto ad un esborso finanziario di non poco conto.

Ricordiamo che le normative europee prevedono che la Pubblica Amministrazione faccia fronte ai pagamenti nei confronti delle imprese in 30/60 giorni, mentre, in Italia, tale termine viene puntualmente sforato e, i tempi medi, si attestano tra i 170 e i 210 giorni quando si tratta di lavori pubblici.

Il problema, insomma, è sempre lo stesso. Quando si tratta di pagare tasse ed imposte, il cittadino non può sgarrare di una virgola, pena un incontro ravvicinato con l'Agenzia delle entrate o con Equitalia. Se invece è lo Stato a dover adempiere ai propri obblighi nei confronti del contribuente, allora i tempi si dilatano a dismisura, e l'elefantiaca macchina burocratica del Bel Paese, se la prende comoda. Ciò genera un circolo vizioso che porta, spesso, imprese ed imprenditori a dover chiudere baracca e burattini perchè, pur vantando crediti esigibili nei confronti della P.A., non riescono ad incassarli e quindi non hanno la liquidità necessaria per far fronte agli impegni finanziari presi.

Basterà la nuova tirata d'orecchie di Bruxelles o come spesso accade, tutto finirà in una bolla di sapone e i cittadini saranno costretti a nuovi esborsi di denaro per far fronte alle inefficienze della classe politica? Tra due mesi ne sapremo sicuramente di più. La speranza è che, almeno questa volta, le chiacchiere lascino spazio ai fatti e finalmente, chi è deputato a legiferare e a sorvegliare in materia, faccia il proprio lavoro.