Una squadra di ispettori della Banca centrale europea, composta anche da funzionari della vigilanza della Banca d’Italia, ha fatto visita al Monte dei Paschi di Siena dopo la richiesta ultimativa dell’Eurotower di ridurre i non performing loans (prestiti non performanti) di 10 miliardi di euro in tre anni. Ultimatum che ha fatto precipitare il titolo ai minimi storici nonostante il salvagente gettato verso l’Istituto dalla Consob che ha vietato le vendite c.d. allo scoperto delle azioni Mps fino ai primi di ottobre. L’attuale capitalizzazione del Monte dei Paschi è inferiore al miliardo di euro, a fronte di una sofferenza bancaria stimabile in oltre 20 miliardi.

In difesa del Monte dei Paschi si è schierato anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi affermando che la principale fonte di rischio sistemico non sono i NPL italiani, ma i derivati delle altre banche europee, in particolare tedesche, alludendo a Deutsche bank, già nel mirino del FMI a causa della mole di derivati che ha nella sua pancia. Anche Mario Draghi è intervenuto aprendo uno spiraglio alla possibilità di un aiuto di Stato, che secondo il governatore della Bce non è da considerare un tabù.

Le regole del bail in

Se Mps piange, Unicredit e Carige (anche loro sotto la lente della Bce) non ridono. Ma quali sono i reali rischi per i risparmiatori in caso di bain-in (salvataggio interno), e cioè se dovessero scattare le regole per salvare la Banca?

I più esposti, ovviamente, sarebbero azionisti e obbligazionisti, che potrebbero vedere azzerato, o comunque fortemente ridotto, il valore delle loro azioni e dei loro crediti per ricapitalizzare la banca. Partecipano alla copertura in caso di perdite anche i correntisti che hanno depositi superiori ai 100 mila euro, per la parte che eccede tale soglia.

Nessun rischio, invece, corrono i possessori di conto titoli e di cassette di sicurezza, i clienti delle gestioni patrimoniali e i detentori di fondi comuni o Sicav non essendoci qui un rapporto di credito con la banca.