L'Italia ha necessità di milioni di posti di lavoro, ma come si fanno a reperire se il Paese è in piena deindustrializzazione? Chi ha permesso che le nostre industrie, vanto nazionale, finissero tanto miseramente? Ecco le risposte di Riccardo Gallo, professore di Economia Applicata all'università la Sapienza di Roma.

Con la presentazione del suo libro "Torniamo a industriarci", il Professor Gallo ha fornito una dettagliata analisi dei dati del settore industriale dalla fine degli anni 80 ad oggi, periodo di grande declino dell'industria italiana, e, contemporaneamente, ha lanciato un allarme agli industriali del nostro Paese.

Le industrie italiane, vanto del nostro Paese e apprezzate in tutto il mondo, sono in netta flessione: questo si evince dal rapporto valore aggiunto/fatturato netto. Negli anni 1990/2014 il dato ha subito una flessione gravissima (dal 29% al 16%) .L'analisi è stato effettuata daMediobanca su un campione di imprese industriali medio-grandi.

Le cause della chiusura di molte fabbriche

Gli azionisti dell'industria hanno dunque fatto una scelta gravissima: hanno preferito intascare tutto il denaro dei loro profitti invece di reinvestirne una parte per il rinnovo della loro fabbrica. Negli ultimi 25 anni si può dire che gli industriali hannointascato il 110% dei loro utili, in definitiva, così facendo, hanno distrutto le loro stesse fabbriche.

Naturalmente questa scelta scellerata ha avuto molte vittime:le industrie italianedal 1990 al 2014 hanno ridotto di un terzo il loro personale. In pratica, per mantenere la produttività gli industriali non hanno rinnovato gli impianti, ma hanno licenziato il personale.

Le responsabilità di Confindustria

La situazione non certo florida in cui versa oggi l'industria italiana viene dunque attribuita alla scarsa responsabilità degli imprenditori, ma anche alla mancanza di quegli interventi statali che si erano verificati negli anni precedenti.

Di questo occorre chiedere contoa Confindustria, che ha da sempre preteso moltissimo allo Stato, ma senza indicare precise priorità. I vari Governi, impossibilitati a dare tutto, si sono limitati a dare poco, senza cosìconcludere nulla.

L'appello del Professor Gallo è indirizzato essenzialmente a Confindustria e al suo Presidente Vincenzo Boccia, affinchéindichi al più presto al Governo le necessità degli industriali per ritornare ad investire.