I vertici di BPM e Banco Popolare smentiscono la possibilità che accantonamenti aggiuntivi sui crediti deteriorarti (NPL), all'esito dell'ispezione BCE in corso, possano incidere sulla fusione dei due istituti.
A questo proposito va ricordato che il progetto di fusione prevedeva già 1,5 miliardi di accantonamenti straordinari da parte del Banco, regolarmente effettuati, che hanno contribito al risultato in perdita del terzo trimestre.
Il nodo delle sofferenze
Alcune indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, partite da un'inchiesta del sole24ore, parlavano di possibili necessità di accantonamenti aggiuntivi per il Banco Popolare per una che oscilla tra 1 e 2 miliardi.
Questa necessità sarebbe emersa durante l'ispezione ancora in corso da parte di BCE sui NPL e potrebbe causare un ammanco inatteso sui conti del nuovo istituto derivante dalla fusione con BPM.
In questa prospettiva, sempre secondo il sole24ore, il regolatore potrebbe inasprire i requisiti patrimoniali minimi a presidio del rischio.
La smentita dei vertici
Entrambi gli istituti hanno emanato dei comunicati stampa per smentire le congetture formulate dal quotidiano (riservandosi anche di valutare eventuali danni subiti per la diffusione di questa informazione) dichiarando espressamente che non ci saranno modifiche significative al piano previsto dal progetto di fusione.
Il progetto avrebbe sin dal principio previsto degli incrementi adeguati per la copertura dai NPL del Banco Popolare, che nel mese di maggio ha anche realizzato con successo un aumento di capitale per circa 1 miliardo e, il piano di rettifiche ordinarie e straordinarie attualmente in corso, terrebbe già conto delle interlocuzioni con il team ispettivo al lavoro per conto di BCE per valutare la congruità degli accantonamenti sulle sofferenze.
Il dubbio verrà in ogni caso risolto a breve poichè entro la fine di quest'anno è atteso il target di patrimonializzazione unico per Banco BPM. Da ultimo si può rilevare che Banco - BP non compare tra gli "istituti a rischio" in caso di esito negativo del referendum costituzionale secondo il Financial Times.