La goccia che potrebbe far traboccare il vaso. Dopo il fallimento del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre il piano messo a punto per salvare il Monte dei Paschi di Siena e le 'popolari' è andato a gambe all'aria. E l'ultima risorsa, se non l'unica, è mettere sul piatto altri soldi pubblici a scapito dell'impennata del debito che aumenterebbe rovinosamente sempre di più. A questo proposito il governo Gentiloni chiede al Parlamento di autorizzare una spesa straordinaria di 20 miliardi di euro con l'obiettivo dichiarato di tutelare i risparmiatori qualora si intravedessero seri rischi nel settore.
È quanto ha chiesto espressamente il ministro dell'Economia padoan alla commissione Bilancio.
"Un intervento precauzionale"
La data critica sarebbe quella di venerdì 23 dicembre, giorno in cui scade l'eventuale accoglimento positivo del mercato alle nuove proposte per ripatrimonializzare MPS, Carige, e le banche venete. Proposta che ad oggi non funziona più di tanto, sui 5 miliardi necessari se ne sono realizzati appena 200. E per assicurare sia il rafforzamento della ricapitalizzazione che un adeguato livello di liquidità, al governo non resta che rivolgersi al Parlamento. In effetti, l'articolo 81 della Costituzione obbliga al pareggio di bilancio, e qualunque scostamento deve essere autorizzato e votato e approvato in aula a maggioranza assoluta.
Nel frattempo, le rassicurazioni all'Europa da parte del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e dello stesso Padoan si sprecano. I due fanno leva sull'intervento precauzionale dello Stato.
L'influenza sui conti pubblici
Per fare scudo alle banche il governo si appresta a chiedere al Parlamento la modica cifra di 20 miliardi, che andranno inesorabilmente ad intaccare i conti già non rosei del bilancio 2017.
E che si convertirebbero in un'altra pesante eredità per chiunque si troverà ad affrontare la responsabilità dei conti pubblici dopo le naturali elezioni del 2018. Quindi, se la trasformazioni dei bond in azioni del Monte dei Paschi di Siena, e le sventure di Carige, Popolare di Vicenza e Banca Veneta non prendessero la strada augurata, ogni italiano, bambini compresi, si ritroverà sulle spalle altri 350 euro di debito. Ma a tutto ciò il difficile è far credere alla Bce che non si tratta dell'ennesimo aiuto di Stato.