L'occasione era troppo ghiotta per non approfittarne: da gennaio entra in vigore la nuova normativa sui bioshopper biodegradabili e compostabili a pagamento e subito sui social si grida al complotto per favorire un'azienda amica dei politici. In un intervento raccolto dall'ANSA, Legambiente prova a fare un po' di chiarezza sulla questione facendo giustizia di fake news, imprecisioni e falsità messe in giro per propaganda politica. L'amministratrice delegata della società in questione, la Novamont, si è difesa dalle accuse di favoritismi in un'intervista sul Corriere della Sera.

Cosa dice davvero la legge

Come spiegato da Legambiente all'ANSA, non esiste nessun costo aggiuntivo per i consumatori, la novità consiste infatti semplicemente nell'esplicitare il costo del sacchetto che in precedenza veniva ovviamente incluso nel prezzo di vendita. Con riferimento al divieto di riutilizzo, previsto dalla normativa italiana e non richiesto dalla direttiva europea, secondo l'associazione ambientalistica potrebbe essere risolto con una semplice circolare ministeriale che preveda espressamente questa possibilità. In questo modo si risolverebbe anche l'indebita applicazione del costo, oggi applicato in automatico quando la merce viene pesata, che si verifica nel caso il cliente applichi l'etichetta direttamente sul frutto, come talvolta avviene ad esempio con banane e meloni.

La strumentalizzazione politica

Mentre sono molto numerose le aziende che producono questa tipologia di sacchetti (più di una decina per Legambiente, circa 150 secondo Matteo Renzi), esiste un'azienda leader nella produzione delle plastiche biodegradabili di tipo Mater-Bi di cui sono fatti gli shopper. Dal momento che l'amministratrice delegata della Novamont, che detiene i brevetti delle plastiche, è stata nominata dal governo Renzi presidente di Terna, una società pubblica, l'aritmetica del complotto ha fatto sì che la nuova normativa venisse qualificata come "un regalo" del PD ad un'azienda amica.

Per far giustizia delle teorie cospiratorie è tuttavia sufficiente la logica: se non c'è nessun addebito aggiuntivo per i consumatori, come spiegato da Legambiente, non è possibile che ci sia regalo politico da parte del governo.

La trappola della burocrazia

Da più parti, per quanto esiguo sia l'importo, è stato evidenziato come l'obbligo di addebitare al cliente finale in modo esplicito il costo del sacchetto, costituisca di fatto una sgradevole coercizione (che arriva a gravare di un onere indebito i clienti che applicano l'etichetta alla frutta senza usare il sacchetto).

Premesso che a questo problema si può ovviare con la circolare sul riutilizzo dello shopper, va detto che tutte le discussioni e strumentalizzazioni sulla questione, lasciano presagire un clima particolarmente polemico per la prossima campagna elettorale.