Tra sentenze e modifiche normative la riscossione esattoriale negli ultimi anni ha subito importanti cambiamenti. In pratica la procedura di recupero crediti da parte del Concessionario alla Riscossione che opera per conto di Stato, Enti Pubblici ed Enti Locali cambia aspetto e diventa molto più pungente per i contribuenti debitori nei confronti di questi soggetti. La conferma arriva anche da un messaggio Inps del 12 marzo scorso, il numero 1085 che è eloquente su dove può arrivare la mano lunga del Fisco anche per quanto concerne le pensioni ed il Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

L’ultima Legge di Bilancio è l’ultimo provvedimento in ordine temporale che ha cambiato e di molto la modalità di riscossione di questi debiti dei cittadini.

Le azioni della riscossione

La riscossione come azione del concessionario incaricato che ricordiamo, dal luglio 2017 non è pù Equitalia bensì Agenzia delle Entrate Riscossione, inizia con la notifica della cartella e termina con il pagamento del debito o con le procedure coattive quali sono il fermo amministrativo, l’ipoteca ed il pignoramento. Fu il Governo Letta a definire il perimetro di azione della Riscossione salvaguardando la prima casa da eventuali ipoteche e pignoramenti e che completò il percorso iniziato con le norme che introdussero nel biennio 2012/2013 gli scaglioni di reddito per i pignoramenti.

Per esempio le pensioni (cosa confermata dal recente messaggio dell’Istituto di Previdenza), non possono essere pignorate per più di un quinto del loro importo, a sua volta ridotto di un valore pari ad 1,5 volte l’assegno sociale, cioè il minimo vitale. Un modo per impedire che per colpa dei debiti fiscali i contribuenti attaccati dall’Agente di Riscossione perdano la casa dove abitano ed anche il minimo che serve per sopravvivere dignitosamente.

Nuovi limiti al blocco preventivo

L’applicazione di queste limitazioni all’operato del Concessionario alla riscossione, però, si scontrano con l’ampliamento dei poteri in mano al nuovo Ente che ha preso il posto di Equitalia. Libero accesso alle banche dati che fino ad Equitalia non erano utilizzabili dalla riscossione. L’Agente oggi ha in mano tutti i dati relativi a stipendi, pensioni, catasto ed anche conti in banca o alle poste.

Nulla sfugge all’occhio vigile del Fisco e adesso che in pratica sono lo stesso Ente, anche in mano alla riscossione. Inoltre la Legge di Bilancio entrata in vigore a gennaio, ha abbassato la soglia relativa al blocco preventivo di stipendi, pensioni e altre erogazioni da parte degli Enti Pubblici ai cittadini. Scende da 10mila a 5.000 euro la soglia di erogazione che può essere fermata in attesa dei controlli. In parole povere quando un Ente Pubblico deve dare ad un cittadino 5.000 euro, sia esso un pagamento di pensione, stipendio o buonuscita, scatta il fermo automatico dell’erogazione perché le Entrate devono controllare che il beneficiario del pagamento non abbia debiti fiscali. Questo vale anche nei confronti di aziende che hanno svolto lavori per le pubbliche amministrazioni.

I tempi concessi a questa azione sempre in manovra sono stati portati da 30 a 60 giorni. Il via a queste novità è scattato lo scorso 1° marzo, come di consueto a 60 giorni dall’entrata in vigore dell’atto che le ha istituite, cioè la manovra finanziaria. Infatti l’Ente che deve pagare chiede alla riscossione lo stato di salute debitoria del soggetto a cui è destinato il pagamento. Entro 5 giorni l’esattore deve rispondere all’Ente e se compaiono debiti il pagamento viene bloccato e la riscossione inizia ad avviare le procedure di pignoramento. Decorsi i 60 giorni senza che l’Agente di Riscossione abbia completato l’operazione l’Ente che doveva pagare il cittadino provvede a farlo.