Un boccata di ossigeno all'economia italiana la sta portando il settore dell'agroalimentare e del made in Italy. I risultati del lavoro del ministro Martina sono tangibili e partono da un investimento nel settore, con precise scelte politiche che vedono l'agricoltura come un volano economico di primaria importanza.C'è stata la capacità di affrontare la crisi aprendo nuovi spazi per il Made in Italy a livello internazionale e i dati ISTAT lo dimostrano.

L'export agroalimentare Made in Italy, infatti, ha concluso il 2017 con il record di 41 miliardi di euro (+7% rispetto al 2016), registrando nel mese di dicembre 3,4 miliardi di euro.

I paesi dove si esportano più prodotti agricoli italiani sono la Russia (+24%), la Cina (+14,8%) e Francia (+8%).Si è mostrato anche che il tema dei giovani può e deve essere declinato all'interno delle scelte produttive ed economiche e il Piano giovani è una felice intuizione che sostiene il ricambio generazionale in agricoltura con misure per favorire la ricerca e l’innovazione, nonché per incentivare l'agricoltura biologica.

Meno tasse e meno burocrazia per l'agricoltura

Nel piano sono compresi gli incentivi per l'assunzione di giovani con contratti sia a tempo determinato che indeterminato.L'impulso principale per il rilancio del settore dell'agroalimentare l'hanno sicuramente dato le forti detassazioni che gli operatori aspettavano da tempo: l'abolizione dell'Imu agricola, dell'Irap e Irpef Agricole solo per citarne alcune.

Queste si sono accompagnate ad una progressiva semplificazione amministrativa creando così il processo virtuoso per il quale le imprese agricole hanno potuto reinvestire gli sgravi fiscali permettendo il rilancio di alcuni processi produttivi e di filiera.

Le azioni per salvaguardare il made in Italy

Al fianco delle detassazioni ci sono tutte una serie di altre agevolazioni economiche come le detrazioni per l'affitto dei terreni al 19% per giovani coltivatori diretti e imprenditori agricoli fino a 35 anni; le detrazioni Irap per ogni lavoratore assunto con contratto a tempo determinato, mutui a tasso zero, il credito d’imposta per innovazione, quello per le nuove reti d’impresa di produzione alimentare e per l’e-commerce agroalimentare.Al fianco di politiche di contenimento delle tasse per tutte le procedure di filiera e le imprese si collocano scelte per la qualità dell'alimento, come il Decreto Grano e Pasta e il Decreto Riso sull'obbligo di trasparenza nell'etichetta, proprio come per l'olio, il latte e derivati.

Scelte di questo tipo mirano a permettere sia al consumatore la scelta consapevole su ciò che mette in tavola sia un maggior controllo sul valore e il conseguente prezzo di mercato dei prodotti stessi, un percorso che tutela il prodotto italiano di qualità.