L'agcom, l'Autorità garante del mercato delle telecomunicazioni, è finalmente intervenuta a dettare regole chiare per quanto riguarda i costi di recesso anticipato ed il cambio di gestore telefonico. Dopo un attenta analisi delle pratiche commerciali dei vari operatori, l'Autority si sarebbe, infatti, resa conto che questi ultimi, come mette in evidenza oggi anche Repubblica.it, addebiterebbero costi ai propri clienti che disdicono anticipatamente un abbonamento telefonico, definiti dalla stessa autorità sproporzionati, ingiustificati e, a volte, addirittura contrari alle norme attualmente in vigore.

Questo ha portato alla pubblicazione di vere e proprie linee guida, indirizzate principalmente agli attori del mercato delle telecomunicazioni, che dovrebbero ridurre, se non proprio far scomparire, questo fastidioso costume e portare a delle sostanziali riduzioni tariffarie e di costo con conseguenti risparmi per i consumatori finali.

L'indagine Agcom

Come ha messo in evidenza il commissario agcom Francesco Posteraro, intervistato al riguardo da Repubblica, l'indagine dell'autorità sulle telecomunicazioni ha messo in evidenza un prassi irregolare da parte delle compagnie telefoniche. E cioè, come detto, quella di imputare al cliente finale dei costi di recesso non proporzionati al valore economico intrinseco del contratto sottoscritto.

Inoltre, tali costi, secondo il commissario Posteraro, non sarebbero giustificati o giustificabili nemmeno con le spese di disattivazione o passaggio ad altro operatore. Inoltre, il perpetuarsi di tali pratiche, continua il commissario, potrebbe avere effetti negativi e limitativi della libera concorrenza. Infatti, dato che il mercato italiano si trova in una fase di transizione verso la banda ultralarga, tale condotta potrebbe ingenerare sfiducia nel cliente finale.

Ma quali sono i costi, cosiddetti, irregolari?

I costi anomali

L'analisi degli esperti dell'Agcom ha evidenziato irregolarità, fondamentalmente, in tre tipologie di costi. Questi sono il costo base di recesso, quello del costo anticipato di recesso e quello per incasso di rate residue di prodotti o servizi aggiuntivi. In linea generale, fa notare l'Agcom, vi è una scarsa trasparenza circa la generalità dei costi d'uscita che il cliente finale deve sostenere.

Nello specifico, per la prima tipologia di costo, la politica della generalità degli operatori è quella di far pagare un importo fisso variabile tra i 40 e i 50 euro, mentre, secondo le nuove linee guida dell'Agcom, gli operatori telefonici dovrebbero applicare dei costi proporzionali ai mesi residui dei contratti stipulati. Discorso simile deve essere fatto per il costo di disdetta anticipata che, invece, fino ad ora era esorbitante e faceva rientrare gli operatori di tutti gli sconti offerti fino a quel momento al cliente. Per quanto riguarda le rate residue di eventuali prodotti e servizi acquistati deve essere concesso al cliente, secondo Agcom, la possibilità di continuare ad usufruire della rateazione nonostante il cambio di gestore e non richiedere tutto il residuo in unica soluzione. Infine, dopo la prima scadenza naturale del contratto non dovranno più essere pretesi dagli operatori costi di disdetta di alcun genere.

L'Agcom rende noto, infine, che fino al prossimo mese di luglio 2018 le nuove linee guida saranno disponibili per la consultazione e gli operatori telefonici potranno presentare all'autorità di vigilanza le loro osservazioni in merito. Successivamente a tale data le nuove regole dovrebbero diventare pienamente operative e vincolanti conducendo, si spera, ad una riduzione, se non proprio un annullamento, di tali costi.