Dopo le dimissioni di Conte, a seguito del veto posto da Mattarella nei confronti dell'eventuale candidato ministro dell'economia Savona, l'Italia è di nuovo senza un governo.

Purtroppo la paura del capo di Stato di un'eventuale Politica economica anti euro da parte di Savona, lo ha costretto a mettere un veto sulla sua candidatura, costringendo Conte a non accettare l'incarico.

Numerose e diversificate sono state le manifestazioni di solidarietà e di accusa nei confronti di Mattarella da parte sia del popolo italiano, sia degli altri leader politici europei e mondiali.

I leader filo europeisti, infatti, hanno dato man forte alla strategia di Mattarella, esprimendo note di elogio per la sua fermezza e il suo buon senso in questo fragile momento della politica italiana. Invece, secondo i leader nazionalisti presenti d'Europa, Mattarella avrebbe abusato del suo potere, non rispettando la volontà espressa del popolo. L'opinione dei più si trova unita nel ritenere il gesto del Presidente come un tentativo di tutelare il paese da un'eventuale grossa perdita di punti in borsa e soprattutto da un ulteriore aumento dello spread, arrivato in questi giorni a toccare quasi i 300 punti, cosa che non avveniva dal lontano 2013. Ragion per cui si può ritenere che Mattarella, più che garante dell'Italia, in questo momento sia stato garante per l'Italia davanti all'Europa; o meglio, davanti all'Unione Europea e ai mercati finanziari.

La situazione rumena

Secondo alcuni sondaggi, in Italia solo il 44% degli italiani si dice favorevole alla partecipazione all'Unione europea e al mantenimento della moneta unica; questo dato risulta in netta contrapposizione a quello del sondaggio fatto in Romania in questi giorni dove il 71% dei cittadini che già fanno parte dell'Unione Europea si sono espressi a favore della moneta unica.

Infatti, proprio in questi giorni si sta discutendo animamente nelle piazze rumene, dove 29 anni fa fu rovesciato il regime di Ceausescu: da quel momento in poi una Repubblica semipresidenziale ha portato la libertà e la democrazia, fattori che i cittadini aspettavano da tempo. Attualmente in Romania il tasso di disoccupazione è ridotto al 5%, anche se negli ultimi mesi è schizzata alle stelle il tasso d’inflazione (4,2% nel 2018).

Ecco che Victor Negrescu, il ministro agli affari europei ed ex deputato, ha affermato con sicurezza che l'euro aiuterebbe a contenere l'inflazione in costante aumento e a rafforzare il commercio del paese. Secondo il ministro, stare nell'euro zona è come munirsi di un "guscio". L'esempio della Grecia parla chiaro: grazie alla sua appartenenza all'eurozona la crisi è stata comunitariamente arginata, e i tempi in cui si rischiava il Default sono ormai un ricordo.

La risposta dell'Unione europea

Purtroppo per la Romania, la Commissione ha stabilito che il paese soddisfa solo 1 dei 4 criteri per poter accedere all'euro zona. Vanno incrementati, a riguardo, gli investimenti nei mercati dei beni e dei servizi e un miglioramento lo si attende non solo dal punto di vista economico ma anche istituzionale, promuovendo un assorbimento, per ora molto scarso, dei fondi dell'UE. Di conseguenza se ne riparlerà non prima del 2024.