Mentre il Paese riesce a consolidare una posizione di tranquillità grazie alle ultime dichiarazioni del Ministro dell'Economia Giovanni Tria, all'orizzonte si profila una nuova sfida di derivazione europea. Domani tornerà infatti a riunirsi il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, mentre gli ultimi rumors continuano a ribadire il possibile termine del Quantitative Easing. Si tratta del programma di acquisti di titoli pubblici che solo negli ultimi tempi ha consentito alla BCE di portare nel proprio bilancio almeno 30 miliardi di euro di obbligazioni pubbliche al mese.

L'Italia deve preparasi ad affrontare i mercati senza l'appoggio della BCE

Stante la situazione appena descritta, è chiaro che nel caso in qui il QE dovesse effettivamente terminare, il Paese dovrà trovarsi davanti alla sfida di affrontare senza ulteriori coperture gli investitori internazionali. Uno scenario che potrebbe comportare un aumento dei tassi di interesse (ed in seconda istanza dello spread). È pur vero che Francoforte ha già cominciato gradualmente a modulare al ribasso il proprio intervento, mentre le ultime dichiarazioni istituzionali hanno rassicurato i mercati. E d'altra parte, una normalizzazione del quantitative easing significa anche una stabilizzazione dell'economia europea, oltre di quella del Bel Paese. Scenario che di fatto limiterebbe il rischio di nuovi eccessi sui mercati.