Anche il nuovo governo giallo - verde si troverà a confrontarsi con i limiti di spesa dovuti alla necessità di rendere sostenibili i conti pubblici. È questa la prima certezza in merito al tema della flessibilità previdenziale, stante che la girandola di dichiarazioni e prese di posizione degli scorsi giorni ha creato non poca incertezza rispetto al modo in cui avverrà il cosiddetto superamento della legge Fornero. Ad esprimersi, in particolar modo, sulle modalità di apertura del sistema è stata l'ala leghista della coalizione, evidenziando la necessità di apportare vincoli e correttivi rispetto ad una Quota 100 generalizzata e senza paletti.
Una prospettiva sulla quale finora non sembra essersi esposto il movimento 5 stelle, che però rilancia sulla pensione di cittadinanza. Misure che evidentemente hanno un costo da sostenere e sulle quali il neo Ministro dell'Economia Giovanni Tria ha già espresso un atteggiamento prudenziale, ricordando "l'impegno del governo sull'euro" e "l'attenzione alla sostenibilità" sulle Pensioni. Un'uscita sulla quale i mercati hanno festeggiato (con la salita della borsa e la riduzione dello spread), ma che ha dato un'ulteriore conferma sul fatto che la flessibilità previdenziale non potrà realizzarsi senza vincoli ed in via universale.
Pensioni flessibili: la Quota 100 ed il rispetto del vincolo da 5 miliardi
Stante la situazione appena descritta, appare più chiaro perché nel dibattito sul superamento della legge Fornero siano entrati vincoli e paletti rispetto alle ipotesi iniziali di riforma del settore. Il budget per riuscire a portare a termine l'operazione della Quota 100, della Quota 41 e della proroga dell'opzione donna non potrà comunque superare i 5 miliardi di euro.
Questo significa che per le prime due opzioni si dovrà fare ricorso a specifici vincoli, mentre la proroga dell'O.D. dovrà restare legate alle risorse disponibili (quando invece i Comitati chiedono che l'opzione divenga strutturale). Su tutte queste ipotesi pesa inoltre il ricalcolo contributivo del futuro assegno, che purtroppo rischia di infliggere riduzioni anche a doppia cifra percentuale rispetto all'importo che si sarebbe ricevuto tramite un pensionamento ordinario.
Dettagli che sembrano non piacere a tutti i lavoratori e che potrebbero in parte vanificare l'effetto di flessibilizzazione e di sblocco della rigidità di comparto che era tra le motivazioni chiave alla base del cambio di rotta auspicato dagli elettori. Per capire come andrà a finire, non resta quindi che attendere l'evoluzione del dibattito in corso.
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