I paesi più avanzati nel mondo finanziano la ricerca perché questa sia di traino per produzioni industriali altamente innovative. Purtroppo l’Italia da oltre tre decenni paga la mancanza di una politica industriale adeguata. Questa mancanza ha avuto come conseguenza un settore produttivo formato da piccole e medie imprese (PMI) che non sono in grado di sviluppare ricerca in modo autonomo. Non solo non siamo usciti dalla crisi del 2008, ma gli ultimi dati parlano di una forte sofferenza del settore industriale. Un tentativo di invertire questa tendenza, partendo proprio dalla ricerca di frontiera è stato avviato da Mario D’Acunto, ricercatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), che lavora presso l’Istituto di Biofisica di Pisa.

Da anni sta avviando, tra mille difficoltà, un approccio innovativo per il rilancio dell’economia del manifatturiero attraverso l’applicazione di ricerche avanzatissime e di tecnologie estremamente innovative per arricchire i prodotti di un qualificato valore aggiunto. Già due anni fa intervistammo Mario D’Acunto sul suo percorso di innovazione per le piccole e medie industrie (PMI), oggi Blasting News ha fatto nuovamente il punto con lui sugli sviluppi di questo percorso.

Il ricercatore: 'Individuare i prodotti da innovare'

Con Mario D'Acunto siamo quindi voluti partire da dove ci eravamo lasciati, ovvero sul processo di innovazione chiamato bottom-up.

Mario due anni fa ci avevi illustrato un percorso di innovazione per le PMI che hai chiamato bottom-up (dal basso verso l’alto)? In cosa consiste questo percorso? E perché può essere molto efficace per le PMI?

"Il processo di innovazione che ho definito bottom-up è costituito da tre passaggi che coinvolgono aziende e ricercatori in un processo che parte da un’idea di innovazione suggerita direttamente dalle PMI per crescere progressivamente, passo dopo passo, crescendo nella realizzazione dei cosiddetti Technology Readness Levels (TRl).

Partendo da una proposta dalle PMI, che essendo una idea può essere considerata TRL 0,1, l’obiettivo è arrivare al mercato, vale a dire TRL7-9, con prodotti e servizi innovativi da permettere alle aziende di diventare leader internazionali nei propri segmenti di mercato. In pratica, i passaggi fondamentali di questa alleanza tra mondo della ricerca e realtà industriali riguardano vari ambiti".

Può spiegarceli nel dettaglio?

"L'individuazione dei prodotti da innovare direttamente dai prodotti industriali già esistenti. Il vantaggio è di lavorare su prodotti delle aziende interessate che hanno già una rete distributiva e commerciale. La creazione di un consorzio scientifico ad hoc in funzione dell’innovazione desiderata attraverso un lavoro preliminare, che generalmente è finanziato dall’azienda interessata.

Il lavoro preliminare ha durata di circa 1 anno, con un finanziamento in ingresso dall’azienda di circa 50-100mila euro. Questo passaggio prevede l’approccio a prodotti con TRL 4 tali cioè da accedere a cospicui finanziamenti europei, o da altra fonte L' auto-finanziamento del processo di ricerca volto ad innovare il di prodotto attraverso la partecipazione a bandi competitivi, europei, nazionali, o attirando risorse dal Venture Capital. Ciclo di lavoro con tempi stimati circa 1-3 anni, e budget necessario circa 1-2 milioni euro. Alla fine del primo ciclo di lavoro, il processo può essere ovviamente avviato per ulteriori innovazioni, per vincere la naturale obsolescenza industriale. Il vantaggio per le aziende è di non rischiare capitale proprio, per i ricercatori di lavorare ad una ricerca finalizzata in cui già a priori sono posti i vincoli di innovazione richiesti".

D'Acunto illustra gli sviluppi del progetto

Dopo aver chiarito le modalità con cui il progetto è portato avanti, il ricercatore ci spiega quali sono, ad oggi, gli sviluppi recenti di quest'ultimo e cosa ci sarà da aspettarsi in futuro.

Dottor D'Acunto, in questi due anni ci sono stati sviluppi?

"Si, negli ultimi due anni, la novità principale è stato un massiccio coinvolgimento degli istituti di credito. In pratica le banche non solo permettono di accedere contemporaneamente a decine di aziende proprie clienti, ma possono supportare la liquidità delle aziende per lo sviluppo iniziale dell’attività, vale a dire, la fase critica che deve portare l’idea iniziale ad una maturità scientifica e tecnologica da TRL 4, vincendo la naturale inerzia delle PMI nei confronti dell’innovazione.

Per farti un esempio, lo scorso 9 Ottobre, presso il CNR di Pisa, ho avuto modo di illustrare il percorso di innovazione a circa 50 aziende, clienti della Casa di Risparmio di Volterra, un istituto di credito che ha creduto molto nella mia proposta. Il risultato è stato un notevole interesse da parte delle aziende, e con tre di queste abbiamo avviato l’attività di collaborazione in tematiche che vanno dall’utilizzo delle nanotecnologie per il miglioramenti dei prodotti, all’intelligenza artificiale applicata al settore biomedicale. Un risultato che è andato al di là di ogni più rosea previsione".

Quali saranno i prossimi sviluppi?

"Con il CNR (il maggiore ente di ricerca in Italia) a livello nazionale stiamo pensando come mettere a sistema a livello nazionale il percorso avviato negli ultimi anni.

Anche dal Ministero dello Sviluppo Economico ho ricevuto significative espressioni di interesse. Il sostegno di queste realtà nazionali può essere decisivo nel fare da catalizzatore nell’avvio di un percorso virtuoso che porti la ricerca a fare innovazione nelle PMI, creando posti di lavoro e segni positivi nella bilancia commerciale".