Sebbene fosse stato da tempo anticipato, il progressivo e inarrestabile rallentamento della crescita economica nell'Eurozona ha allertato ulteriormente il presidente uscente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Nel corso della sua ultima audizione davanti al Parlamento europeo, Draghi ha affermato che "Il Pil è ora previsto a 1,1% nel 2019, meno 0,6 punti dalle proiezioni di dicembre 2018, a 1,2% nel 2020, meno 0,5 punti da dicembre". All'origine di una tale significativa moderazione, il presidente uscente - ben lungi dall'essere ottimista - annovera la debolezza del commercio internazionale, le politiche protezionistiche e i fattori geopolitici.

La stabilità dei prezzi

Considerando questi fattori ovviamente nefasti per il settore economico e tenendo conto tanto della rapidità quanto dell'estensione del rallentamento sopra citato, Mario Draghi ha ribadito la necessità di una forte risposta Politica monetaria. "Le decisioni prese durante l'ultima riunione dei governatori" - ha ribadito il presidente della Banca Centrale Europea - "Mostrano la nostra determinazione a fornire lo stimolo monetario necessario per perseguire l'obiettivo della stabilità dei prezzi". Ciò potrebbe verificarsi soltanto mantenendo la malleabilità dell'attuale politica monetaria, il cui periodo di tempo non può essere in alcun modo quantificato.

Tuttavia l'introduzione di un nuovo Quantitative Easing da 20 miliardi, ovvero del provvedimento di riduzione sul tasso dei depositi, stabilito nella riunione dello scorso 12 settembre, ha incontrato la forte opposizione della Germania.

Eppure il presidente uscente ha messo in evidenza che proprio lo Stato tedesco, avendo un settore manifatturiero relativamente espanso, è uno dei paesi membri dell'Unione Europea ad essere più colpito dal rallentamento.

In un panorama così fortemente frastagliato, dunque, l'occhio analitico di Mario Draghi non vede alcuna possibilità di crescita per il prossimo futuro, tanto che persino l'inflazione è rimasta al di sotto dei livelli a cui mira la Banca Centrale Europea.

La 'ricetta' di Draghi

Nel tentativo di contrastare il rallentamento della crescita economica, Draghi parla di una strategia monetaria che consenta l'efficacia del completamento della politica monetaria e l'unica strada possibile continua il presidente è "Chiedere un maggiore contributo alle politiche fiscali". Inoltre, i vari governi dell'Unione Europea che si trovano a dover affrontare una tale problematica dovrebbero agire con tempestività, mentre i Paesi che registrano un elevato debito pubblico dovrebbero essere più prudenti. Occuparsi dell'istruzione, della ricerca, del sistema giudiziario è, a giudizio del presidente uscente, la ricetta migliore per far sì che i diversi paesi tornino a crescere.