Per la serie BlastingTalks intervistiamo il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo. Elettricità Futura associa produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili e da fonti convenzionali, distributori e fornitori di servizi e trader, al fine di contribuire a creare le basi per un mercato elettrico efficiente e per rispondere alle sfide del futuro.
BlastingTalks è una serie d'interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.
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Partiamo dalla missione della vostra organizzazione: quali sono gli obiettivi di Elettricità Futura?
L’obiettivo di Elettricità Futura è di favorire lo sviluppo delle imprese della filiera elettrica italiana, rafforzando la rappresentatività degli interessi degli Associati a livello locale, nazionale e internazionale. Il nostro impegno è contribuire a costruire un settore elettrico in grado di saper coniugare gli obiettivi di crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e la salvaguardia della concorrenza nel mercato.
Nell’ambito di quanto appena evidenziato, in che modo agite e quali attività portate avanti in favore dei vostri associati?
Elettricità Futura si propone in tutte le sedi - istituzionali, politiche ed economiche - la tutela degli interessi degli Associati, per essere portavoce delle aziende. In questi mesi siamo particolarmente impegnati nel proporre le opportune e coerenti misure per favorire la transizione energetica, superando così alcuni nodi chiave che troppo spesso impediscono agli operatori di sviluppare nuovi impianti o di rinnovare quelli esistenti.
Lo facciamo attraverso un confronto costante con il Governo, i ministeri competenti e le regioni. Il nostro contributo al recente DL Semplificazioni ha permesso i primi risultati, ma molto è ancora da fare.
A livello operativo tutto ciò come si traduce?
Gli Associati di Elettricità Futura partecipano da protagonisti al dibattito del settore attraverso i nostri gruppi di lavoro e le occasioni di confronto e networking con le altre associazioni italiane ed europee, molte delle quali nostri partners.
Tanti i servizi informativi, di aggiornamento e approfondimento erogati, oltre alla disponibilità di confronto costante tra lo staff dell’Associazione e le imprese. L’Associazione lavora anche per offrire ulteriori servizi a sostegno della crescita delle risorse aziendali, non in un ultimo la formazione, attraverso il via a gennaio 2021 della nuova edizione della EF Academy - programma di alta formazione manageriale per le imprese del settore.
Come avete vissuto la crisi dettata dal coronavirus e in che modo è cambiato il vostro modo interno di lavorare dopo il lockdown?
Abbiamo assistito a un crollo dei consumi e del prezzo dell’energia elettrica senza precedenti. Secondo le stime della IEA il 2020 segnerà un calo della domanda del 5% a livello mondiale, lo shock più profondo degli ultimi 70 anni.
Il nostro settore ha dimostrato fin da subito una forte capacità di adattamento di fronte all’emergenza, lavorando intensamente per dare continuità a un servizio fondamentale come appunto l’elettricità. Il Coronavirus non ha fermato lo sviluppo green: quasi il 90% della nuova potenza installata quest’anno a livello mondiale sarà infatti rinnovabile (fonte IEA Renewables 2020). Dobbiamo riuscire ora a trasformare questa crisi e usufruire dei 74 miliardi di euro previsti nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (PNRR) destinati alla transizione energetica. L’esigenza di superare le difficoltà strutturali/burocratiche del settore è diventata la priorità!
Mentre per quanto concerne i vostri iscritti, può aiutarci a fare il punto della situazione rispetto allo stato effettivo del comparto che rappresentate?
Elettricità Futura rappresenta oggi il 70% del mercato elettrico italiano. Oltre 500 imprese di ogni dimensione attive nella produzione e commercializzazione di energia elettrica da fonti convenzionali e rinnovabili, nella distribuzione, nella fornitura di servizi per il settore, fanno parte di Elettricità Futura.
In più occasioni avete rivolto alcune proposte al governo per cogliere l’opportunità del green deal: di cosa si tratta?
L’Europa con il Green Deal si è impegnata entro il 2030 a ridurre di almeno il 55% le emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990. Un piano ambizioso che è in grado di generare vantaggi per il nostro Paese non solo ambientali. La creazione di 90.000 nuovi posti di lavoro e 100 miliardi di investimenti al 2030 per il solo settore elettrico italiano!
Per raggiungere il target del Green Deal il nostro Paese dovrà realizzare 65 GW di nuova potenza da rinnovabili. Si pensi però che al ritmo attuale raggiungeremo l’obiettivo nel 2085 piuttosto che nel 2030. Per questo motivo chiediamo che il Governo italiano aggiorni il Piano Energia e Clima (PNIEC) in linea con il nuovo target europeo, che le Regioni fissino dei propri target di sviluppo coerenti e i funzionari delegati alle autorizzazioni degli impianti rinnovabili vengano responsabilizzati al raggiungimento dei target.
Guardando al medio e lungo termine, quale sarà a suo parere l’impatto del coronavirus all’interno del settore dell’energia: possiamo attenderci un graduale ritorno alla normalità o assisteremo a un cambio di paradigma?
Il mio augurio è di riuscire in questi mesi a costruire un Paese migliore rispetto a quello che conoscevamo prima di questa terribile esperienza. La transizione energetica, la digitalizzazione, la generazione distribuita e le energy community permetteranno una maggiore interazione tra domanda e offerta. Sarà un cambiamento vantaggioso per l’ambiente, per i cittadini e per le imprese.
Infine, terminiamo con una domanda sulle sfide e sulle opportunità che il momento ci sta ponendo: cosa possiamo apprendere da questa crisi per diventare più resilienti?
Durante il lockdown le imprese italiane sono state capaci di riorganizzare il proprio lavoro da remoto nel giro di pochi giorni, dimostrando una resilienza che è nel nostro DNA.
Questa esperienza deve servire da stimolo per definire i progetti candidati a partecipare al Next Generation EU. Negli ultimi 6 anni il nostro Paese è riuscito a impiegare solo il 40% delle risorse europee potenzialmente utilizzabili. Dobbiamo riuscire a fare meglio nei prossimi 6 anni, definendo dei progetti concreti e realizzabili nei tempi previsti.