La Russia, nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio, ha iniziato l'invasione dell'Ucraina. Ad annunciare l'inizio della guerra è stato Vladimir Putin, presidente della Russia che, nel suo discorso ha parlato di "operazione militare speciale". L'azione dell'esercito russo, però, ha innescato (com'era prevedibile) un crollo nei mercati europei, con un aumento del prezzo del gas e del petrolio.
Le prime ripercussioni avute sui listini dell'Asia
L'attacco di Putin è iniziato quando i listini dell'Asia e del Pacifico erano ormai vicini alla chiusura delle contrattazioni.
Nonostante questo, però, gli indici dell'area hanno avuto un repentino crollo, portandosi ai minimi dal 2020. L'indice Nikkei, ad esempio, ha ceduto l'1,81% a 25.970,82. Peggio ancora ha fatto Hong Kong, in perdita dell'oltre il 3%.
Affonda, invece, la borsa di Mosca, con l'indice Moex che segna una perdita del 30%. Anche le borse europee segnano un calo. In apertura l'indice di Milano segna un -1,81%, dato poi peggiorato ulteriormente. In forte calo anche gli altri indici europei, su tutti Francoforte e Parigi. Ma sono dati in continuo aggiornamento
Come spesso accade sui mercati in queste occasioni, a trarre beneficio sono i cosiddetti 'beni rifugio': per questo stanno avendo degli aumenti lo yen, l'oro e i prezzi dei Treasury (con la discesa conseguente dei titoli di Stato americano).
Il prezzo dell'alluminio al massimo dal 2008, in crescita anche il prezzo del grano
Ma le conseguenze maggiori a livello economico per l'Italia potrebbero arrivare dal prezzo delle materie prime, in rapido aumento in queste ore. Il prezzo del petrolio, ad esempio, ha avuto un aumento in apertura sul Brent del 4,56%, a quota 101,26 dollari a barile: prezzo più alto dal 2014, salito poi ulteriormente fino ad arrivare all'8%.
Anche il prezzo del Wti segna un aumento del prezzo vicino al 6%, portandolo a quota 98 dollari per singolo barile.
In fortissimo aumento anche il prezzo dell'alluminio, che ha toccato picchi che non si vedevano dal lontano 2008 arrivando a 3.448 dollari a tonnellata. Inevitabile anche l'aumento del prezzo del grano, di cui Kiev è uno dei maggiori paesi esportatori oltre che produttori: il prezzo, in questo caso, segna un aumento del 5,90%.
In forte crescita anche i prezzi di avena (+4,81%), della soia (+2,87%) e del mais (+5,47%).
Grande preoccupazione desta anche l'impennata del prezzo del gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l’Europa continentale. Qui i future sono saliti toccando un picco del +41%, arrivando a quota 125 euro per megawattora, per poi stabilizzarsi al momento a +27% (a quota 113 euro). Si preannuncia, dunque, il quarto giorno consecutivo di aumento dei prezzi.