Per la serie BlastingTalks abbiamo parlato con Alessio Marras, chief strategy development & execution di Banca Aidexa: una banca italiana dedicata a PMI e partite IVA. Banca Aidexa è una fintech al servizio di piccoli imprenditori e professionisti, dei loro bisogni e dei percorsi finanziari che vogliono intraprendere.
Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.
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Com’è nata Banca Aidexa e qual è la sua missione?
Banca Aidexa nasce da un’idea imprenditoriale di Roberto Nicastro e Federico Sforza. Insieme ad altri 8 promotori, dei quali faccio parte, è stata creata la prima banca fintech in Italia dedicata alle PMI. La sua missione è quella di facilitare l’accesso al credito e la gestione finanziaria consentendo agli imprenditori di dedicarsi ai propri obiettivi: far crescere le proprie imprese.
Cosa vi differenzia da una banca tradizionale e allo stesso tempo da una banca online?
Ci sono tre differenze. La prima è il focus, perché siamo interamente dedicati alle piccole imprese italiane.
Al contrario, molto spesso vediamo che altre banche e altri istituti gestiscono questo segmento come estensione del retail oppure come estensione del corporate. Il secondo punto è la rapidità nella risposta di credito. Grazie all’utilizzo dei dati e all’introduzione dell’open banking riusciamo a dare una risposta in soli 10 minuti.
E tendenzialmente, se tutto va a buon fine, in 48 ore il cliente ha il denaro sul conto. Terzo punto: nonostante siamo digitali e interamente online, è possibile sempre e comunque rivolgersi a delle persone grazie a una crescente rete di consulenti dedicati ai clienti.
Perché avete scelto di rivolgervi alle PMI?
Semplicemente perché le PMI rappresentano davvero la colonna portante del paese.
L’Italia è il mercato più grande in Europa di piccole imprese. Sono più di sette milioni e rappresentano circa il 50% del PIL nazionale. Nonostante ciò, e paradossalmente, queste sono la tipologia di clienti meno servita dalle banche, che tradizionalmente sono più concentrate o sul corporate o sul retail.
Avete adottato un codice etico dai confini delineati: cosa c’è alla base delle regole che seguite e della vostra visione?
Abbiamo da subito individuato dei valori semplici e fortemente condivisi, che cerchiamo di seguire in tutto ciò che facciamo. Dal disegno dei prodotti che strategicamente vogliamo fornire ai nostri clienti al modo in cui li realizziamo. Fino ai comportamenti quotidiani che portiamo avanti con clienti e colleghi.
Valori come l’imprenditorialità, la trasparenza, l’innovazione, la semplicità e la sostenibilità sono alla base della nostra visione. Il nostro codice etico è quindi una formalizzazione di tutto questo.
Quanto spazio è ancora disponibile in Italia per l’innovazione all’interno dello specifico settore bancario?
Personalmente credo che ci sia molto margine di miglioramento in termini d'innovazione nel settore bancario. È un settore ancora molto legato a qualcosa di burocratico e che presenta molte legacy tecnologiche, che impediscono o rallentano l’innovazione. Inoltre è anche un settore molto regolamentato. Da diversi anni si è assistito ad un’evoluzione, ulteriormente accelerata a causa dell’avvento del coronavirus.
Altra dimostrazione è il numero crescente di fintech che continuano a nascere per semplificare alcuni processi bancari ancora un po’ complessi.
Qual è stato per voi l’impatto della pandemia da coronavirus?
Siamo nati nel pieno del periodo Covid, durante il primo lockdown marzo aprile 2020. Da questo punto di vista, essendo nati agili e digitali, non abbiamo avuto grossi impatti sul nostro modo di lavorare. Siamo riusciti fin da subito a gestire molto bene il lavoro da remoto. Indubbiamente il prolungarsi di questa pandemia ha avuto un impatto su alcune scelte strategiche. Abbiamo dovuto rivedere le attività anticipandone alcune, come l’adozione di garanzia statali e di Confidi e abbiamo dovuto posticiparne altre.
In generale non ha impattato il nostro modo di lavorare, e anzi ci ha spinto ad aiutare sempre di più le PMI che sono state tra le più colpite economicamente.
Dal vostro peculiare punto di osservazione, come vedete il futuro del settore bancario nel lungo termine? Si arriverà a una digitalizzazione completa del rapporto con la clientela?
Noi crediamo che il settore bancario dovrà digitalizzarsi sempre di più. È una cosa che dovrà fare per andare incontro alle esigenze dei clienti. Tuttavia crediamo che dietro alle tecnologie ci siano comunque delle persone, così come dietro alle imprese ci sono degli imprenditori. Quindi il nostro punto di vista è che ci sarà sempre bisogno di mantenere comunque un rapporto umano con la clientela, ma questo sarà fortemente facilitato dalla tecnologia e dalla digitalizzazione.
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